Ruspe e vigili sul canal Salso Sgomberata la «baraccopoli»
L’operazione. Si inizia alle 9, ma nell’area non c’è nessuno. Se ne sono andati tutti da qualche altra parte lasciando sul posto una montagna di rifiuti, qualche bici scassata, poche tende stracciate e i residui di un falò

Alle 9 del mattino il campo è vuoto. Sono sparite una decina di tende e l’unico segno che fino a poco prima c’era vita sotto a quegli alberi è il residuo di un piccolo falò che fuma ancora. L’esercito di vigili urbani, poliziotti, carabinieri, operai di Vesta e operatori sociali invade quel villaggio-spazzatura creato da accattoni rumeni sul canal Salso. Loro se ne sono andati. Inevitabile la loro partenza, considerato che da almeno due giorni il via vai di persone annunciava l’imminenza dello sgombero di ieri.
A presidiare il villaggio i topi, unici guardiani di baracche. In giro rifiuti, biciclette scassate e resti di suppellettili. Quel poco che poteva essere utilizato altrove è stato portato via dagli stessi romeni. Una cinquantina di persone che in queste ore si sono disperse e hanno trovato rifugio in altri accampamenti, in case abbandonate o magari sotto ai cavalcavia. Partiti. Qualcuno con i bambini, dicono, è già tornato a casa, nel Sud della Romania. Tornerà a primavera, quando la stagione permetterà di vivere ancora all’aperto e riprendere l’accattonaggio. Per assurdo il fatto che i cinquanta del campo se ne siano andati prima dello sgombero ha favorito il lavoro. Infatti doverli fermare e portarli in caserma per l’identificazione avrebbe comportato un dispendio di tempo non indifferente. Così, invece, ieri mattina gli operai di Vesta hanno lavorato tranquillamente «armati» di forconi, sacchi, cariole e di piccole ruspe.
Degrado. C’è una montagna di rifiuti da portare via. Una decina di operai al giorno hanno lavoro garantito per un’intera settimana. Spostare da quell’angolo di terra, schiacciato tra la ferrovia e il canal Salso, la massa di rifiuti non è semplice. Infatti lì non si può arrivare con i camion. Vesta ha quindi approntato già un primo approdo da destinare alle chiatte che verranno usate per portare via i rifiuti. Ieri gli operai hanno provveduto a demolire le baracche abbandonate, dove sono rimasti solo oggetti non indispensabili agli ex ospiti. Quindi hanno cominciato ad ammassare le immondizie che poi dovranno essere caricate sulle chiatte. Di romeni nessuna traccia. Sono usciti alle prime luci dell’alba e non sono più rientrati. Non si sono fatti più vedere.
Il campo. Fino a qualche giorno fa era un accampamento di disperati alle porte di Mestre e Venezia. Tende e rifiuti come a Tor di Quinto a Roma. Una «baraccopoli» in riva al canal Salso, a 300 metri dalla stazione di Marghera, a due passi dai binari della linea ferroviaria. Erano una settantina le persone che vivevano in una sorta di girone dantesco di odori e sporcizia. Ma in certi mesi dell’anno hanno raggiunto anche quota cento. Il campo era nato alcuni anni fa. Prima qualche baracca poi sempre di più. Ha assunto le dimensioni attuali nei primi mesi del 2007, quando i romeni sono diventati comunitari e non più clandestini se senza permesso di soggiorno. Si è allargato sempre più.
La popolazione. Gran parte erano romeni di etnia rom, ma sono stati ospitati anche immigrati bulgari e ragazze dell’Est che si vendevano lungo via Fratelli Bandiera. Gli altri sono borseggiatori e accattoni. Poi le donne i bambini che vivevano nella discarica tra topi, sporcizia ed escrementi. Senz’acqua. Una situazione insostenibile. Soprattutto da un punto di vista igienico-sanitaria. Chissa se a primvera tornaranno in questo spicchio di terra. Venezia è una piazza importante per gli accattoni. Rende parecchio. Difficilmente lasceranno perdere. Magari si sposteranno, sicuramente li rivedremo.
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