Rai accusata di complicità con Israele, le scritte imbrattano la sede regionale a Palazzo Labia
La Polizia sta battendo l’ipotesi anarchica. La scorsa domenica in 200 erano in presidio contro le censure avvenute a Sanremo

«Servi del genocidio». Così le scritte comparse nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 febbraio sulle facciate di Palazzo Labia, in campo San Geremia, hanno definito la Rai, che ha sede in quell’edificio.
L’episodio non è casuale, non capita all’improvviso, ma a che fare con le polemiche nate dopo Sanremo e soprattutto con la presa di posizione sulla guerra tra Israele e Hamas dell'amministratore delegato dell'azienda Roberto Sergio, espressa in un comunicato letto da Mara Venier durante la puntata di Domenica In della scorsa domenica. Non solo, nell’ultima puntata del Festival, sabato 10 febbraio, Ghali al termine della sua canzone non ha esitato a dire «Stop al genocidio», ma sembrerebbe che questa frase sia poi stata rimossa da RaiPlay, altro motivo per cui le proteste contro l’emittente sono state accese.
Allora, in 200 si erano radunati sotto le finestre della Rai, a Cannaregio, mentre altrettanti centri sociali e associazioni facevano lo stesso in tutt’Italia, per chiedere un’informazione libera, senza censure.
Qualche giorno dopo, sui muri del palazzo storico, compaiono le scritte «assassini» e «servi del genocidio» e «Israele genocida». La Digos ha preso in mano la situazione e sta cercando di risalire ai responsabili, la pista battuta è quella anarchica, visto che che già nei mesi scorsi il gruppo degli anarchici marxisti-leninisti aveva imbrattato i muri di alcune sedi dell’università Ca’ Foscari, accusando l’ateneo e la rettrice di essere complice di quanto sta accadendo a Gaza.
Sulle scritte comparse nella notte, i giornalisti della Rai esprimono preoccupazione sia per quanto riguarda le modalità con cui sono state fatte, deturpando un edificio storico, che per i toni offensivi.
«Il clima che si sta creando dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi, mette a rischio l’incolumità di giornalisti e i tecnici al lavoro sul campo e nelle sedi» fa sapere il Comitato di Redazione (cdr), l’organo che rappresenta a livello sindacale i dipendenti.
«Come redazione regionale» prosegue il cdr, «abbiamo sempre cercato di assicurare una corretta informazione senza alcun pregiudizio, sentendo sul territorio le più diverse voci che si sono espresse su questa drammatica situazione nel grave e divisivo momento storico che stiamo vivendo.
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