«Basta morti sul lavoro»: oggi il presidio di Cgil e studenti per Anna Chiti
Martedì 20 maggio alle 18 davanti alla stazione di Venezia la protesta di Cgil, Udu e Rete degli studenti medi dopo la tragedia del catamarano costata la vita alla 17enne Anna Chiti. I sindacati: «Più attenzione»

Anna Chiti, l’ennesimo nome nell’elenco delle morti bianche, sul lavoro, che bianche non sono e si lasciano dietro una scia di domande. Di rabbia. Anche per questo l’Udu, la Rete degli studenti medi e la Cgil martedì 20 maggio alle 18 scenderanno in presidio davanti alla stazione di Venezia Santa Lucia, «per ribadire a gran voce che quanto successo ad Anna non è solo una tragedia ma una vergogna, in un Paese che accetta che si lavori senza un’adeguata formazione e misure di sicurezza minime».
La Cgil di Venezia si dice, infatti, preoccupata «per l’ennesimo episodio che coinvolge una studentessa, una ragazza che si affacciava al mondo del lavoro sicuramente piena di entusiasmo e aspettative. Un mondo che avrebbe dovuto garantire la sua sicurezza e la sua incolumità», commentano Daniele Giordano, segretario generale, e Alessio Bianchini, segretario generale Filt.
La Uil, tramite il suo segretario generale per il Veneto, Roberto Toigo, in attesa che la magistratura faccia il proprio corso, annuncia: «Siamo consapevoli di due cose: la prima, che non faremo sconti a nessuno. La seconda, che nessuna azione restituirà la vita ad Anna».
Michele Zanocco, segretario generale della Cisl Venezia, ribadisce come non si dovrebbe morire così, a diciassette anni, «in quello che avrebbe dovuto consentire ad Anna di avere un approccio al mondo del lavoro dopo quanto imparato a scuola. Serve maggiore attenzione» aggiunge.
La stessa attenzione che anche i collettivi studenteschi chiedono da anni, sia per quanto riguarda i percorsi di stage e alternanza scuola lavoro - per quanto non fosse il caso della ragazza - sia, più in generale, per l’intero sistema, che può essere fatale anche e soprattutto per i più giovani, più facilmente sfruttati e messi in condizioni di poca sicurezza.
«Vogliamo denunciare un problema ben più ampio del caso singolo», annuncia il Coordinamento degli studenti medi di Venezia e Mestre, «che parte da come la scuola ci spinge verso il mondo del lavoro, dando priorità a farci diventare parte dell’ingranaggio. Non possiamo accettare che questa sia la normalità, che politici e imprenditori continuino a speculare sulle vite di giovani che lavorano ancor prima di finire la scuola».
Un grido affinché ci sia più sicurezza sul lavoro, da parte di giovani e giovanissimi che, affacciati alla finestra del loro futuro, si dicono preoccupati per ciò che li attende, per le poche tutele, i troppi rischi a cui spesso i datori di lavoro non pongono un limite, gli incidenti e le morti che affollano le cronache.
«Non possiamo più tollerare», aggiunge Viola Carollo, coordinatrice della Rete degli studenti medi per il Veneto, «che il lavoro, su cui si dovrebbe basare il nostro Paese secondo la nostra Costituzione, si trasformi sempre di più in una condanna a morte. È tempo di agire, di pretendere un futuro in cui la sicurezza e i diritti siano garantiti a tutti, senza eccezioni».
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