Presentata a Roma la Biennale Architettura di Venezia
La dodicesima edizione è in programma dal 29 agosto al 21 novembre tra i Giardini di Castello e l’Arsenale ed è curata dall’architetto giapponese Kazuyo Sejima. L'installazione di Matthias Schuler e Tetsuo Kondo ne rappresenta uno dei simboli

Una nuvola, una grande nuvola. Non fatta di plastica translucida come quella concepita da Massimiliano Fuksas per il nuovo centro congressi di Roma, ma reale, incorporea, indefinita, in cui il visitatore potrà “nuotare”, sentendosene circondato come in una nuova idea di spazio, effimero e insieme incombente. Rischia di diventare questa installazione di Matthias Schuler e Tetsuo Kondo uno dei simboli della dodicesima Biennale Architettura di Venezia, in programma dal 29 agosto al 21 novembre tra i Giardini di Castello e l’Arsenale, curata dall’architetto giapponese Kazuyo Sejima - appena insignita del Premio Pritzker, l’Oscar dell’architettura - e presentata ieri a Roma, nella Facoltà di Architettura «Valle Giulia» dal direttore del settore e dal presidente della fondazione culturale Paolo Baratta.
Perché People meet in architecture - questo il titolo della mostra, che si potrebbe tradurre “la gente socializza con l’architettura” - sarà, nelle intenzioni di Sejima, come quella nuvola: minimalista, trasparente, al servizio del visitatore e del suo rapporto con lo spazio. Una mostra autogestita - anche se sotto la supervisione del direttore - dove ogni architetto, ingegnere o artista invitato (e anche questa contaminazione è indice dell’idea “sociale” di architettura della curatrice) organizzerà la propria area espositiva. «Questa mostra - ha spiegato anche ieri Sejima - è l’occasione per sperimentare le molteplici possibilità dell’architettura e per dar conto della sua pluralità di approcci. Ogni suo orientamento è in funzione di un modo di vivere diverso. Ogni partecipante diventa curatore di se stesso e la mostra si arricchisce di una molteplicità di sguardi, piuttosto che rispondere a un orientamento univoco».
Così, lo studio francese R&Sien presenterà un’installazione luminosa che, riproducendo i cicli vitali, modifica la percezione degli spazi. Il cinese Wang Shu proporrà una struttura-rifugio mobile e temporanea di rami di babù, assemblabile in una sola giornata. O, ancora, il paesaggista olandese Piet Oudolf realizzerà un giardino che concluderà il percorso espositivo dell’Arsenale. «Abbiamo chiesto inoltre agli architetti - ha spiegato ancora Sejima - di studiare il loro lavoro attraverso una selezione significativa di opere cinematografiche. Saranno proiettati alcuni film che analizzano come gli individui si servono dello spazio per creare il proprio ambiente». Accanto alla mostra principale, ricca la partecipazione dei Paesi nazionali.
Le nazioni presenti saranno 56, con l’esordio a Venezia per l’Architettura di paesi come Albania, Bahrain, Iran, Malesia, Marocco e Ruanda. Ma l’altra grossa novità - sottolineata dal presidente Baratta - è il rapporto organico che con questa mostra la Biennale istituisce con università italiane e straniere, visto che il 40 per cento del suo pubblico è fatto di giovani. Con il programma Universities meet in Architecture - ha spiegato Baratta - la Biennale offre a gruppi di docenti e studenti di singole Facoltà che vengano alla Mostra, un biglietto per tre giorni, pasti e assistenza per trovare alloggio a prezzi ridotti e la possibilità di uno spazio attrezzato per seminari. Hanno già aderito 15 Facoltà italiane e 25 straniere. Completeranno l’offerta i Sabati dell’Architettura, workshop tenuti dai precedenti direttori della Biennale Architettura, da Gregotti a Betsky.
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