Polizze Rca con documenti falsi: l’indagine della Polstrada di Treviso arriva a Roma
Dopo i 54 indagati del filone trevigiano, le Procure di tutta Italia hanno individuato decine di altri contraenti legati allo stesso sistema fraudolento

Ha assunto proporzioni nazionali l’indagine partita dalla polizia stradale di Treviso che ha scoperchiato l’attività di un’organizzazione che stipulava polizze Rca di assicurazione per le auto con documenti falsi, con l’obiettivo di far pagare ai clienti premi inferiori a quelli che avrebbero dovuto versare in Campania, dove l’alto tasso di incidentalità e di truffe assicurative aumenta notevolmente gli importi. Oltre al filone investigativo trevigiano, che vede 54 imputati per i quali la Procura di Roma ha già chiesto il rinvio a giudizio, ce n’è un altro che è arrivato nei giorni scorsi all’avviso di chiusura delle indagini.
Indagine estesa a macchia d’olio
Anche in questo caso i numeri degli indagati sono impressionanti e maggiori rispetto ai 54 scovati a Treviso, visto che le singole Procure d’Italia di diverse regioni, dopo aver ricevuto le segnalazioni dalle filiali di Sara Assicurazioni, hanno scovato decine di altri “furbetti della polizza Rca” che aderivano allo stesso sistema truffaldino.
Un’indagine che si è estesa a macchia d’olio. Chiaramente, i vari fascicoli sono stati spediti poi alla Procura di Roma, competente per territorio in quanto Sara Assicurazioni ha sede legale nella capitale ed è pronta a costituirsi parte civile con l’avvocato Mauro Bonato del foro di Treviso. Ma com’è stata innescata l’indagine degli uomini della sezione di polizia giudiziaria della Polstrada di Treviso?
L’origine dell’inchiesta
Tutto parte, nell’autunno del 2022, da una segnalazione dell’agenzia di Sara Assicurazioni di Treviso alla polizia stradale. L’agenzia si accorge di alcune anomalie che traspaiono dalla documentazione presentata da una serie di nuovi clienti. In altre parole, accedendo alla banca dati del Pra, com’è nella facoltà delle agenzie assicurative, gli assicuratori di Sara si accorgono dalle targhe dei veicoli, che molti clienti figurano residenti in Campania, nonostante dalla documentazione presentata per la stipula del contratto risultino residenti nelle province di Treviso, Belluno, Venezia e in Friuli.
A quel punto, la compagnia assicurativa ha approfondito le anomalie interessando tutte le filiali della propria rete. Si è scoperto così che molti nuovi clienti avevano stipulato le polizze Rca, presentando tutta la documentazione necessaria on-line, con firma elettronica, attraverso numeri di telefono ricorrenti.
I comuni di residenza
Dei 54 indagati, cinque sono accusati di associazione per delinquere e avevano il ruolo di intermediari e gli altri 49 erano i contraenti che beneficiavano delle polizze a prezzo ridotto grazie alle carte false presentate alle agenzie.
Dal faldone di 1.500 pagine dell’inchiesta emerge che i campani che contraevano i nuovi contratti presentavano certificati di residenza falsi con attestazioni da cinque comuni della Marca trevigiana (Vidor, Tarzo, Casier, Sernaglia della Battaglia e infine Paese), due del Bellunese (Soverzene e Limana), due del Pordenonese (Vivaro e Meduno), uno del Veneziano (San Donà) e poi anche da Rovigo e da Porto Viro. Le agenzie assicurative presso le quali si rivolgevano gli imputati erano quelle di Treviso, Montebelluna, San Donà, Bassano del Grappa e Palmanova (agenzie che nel procedimento sono parte offesa), indipendentemente dai loro comuni di residenza fasulli.—
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia








