Emergenza Piave, i sindaci: «Bisogna blindare gli accessi»
Le due tragedie delle scorse settimane e i molti salvataggi hanno riacceso i riflettori sull'attrazione, quasi irresistibile, del fiume. Tutti i rischi lungo il percorso: sbarrare i sentieri è un deterrente

Da secoli custode di storie e risorsa per la Marca, il Piave con l’arrivo dell’estate si sta trasformando in un teatro di tragedie e di imprudenze.
Nonostante i divieti, le sbarre che bloccano gli accessi - e dove ci sono, almeno in apparenza, funzionano - e gli appelli alla prudenza, le sue acque continuano ad attirare bagnanti, spesso inconsapevoli dei pericoli nascosti.
Le ultime tragedie
Le ultime settimane hanno visto il Piave reclamare le vite di Adna Islam, 9 anni, annegata a Pederobba, e Dennys Navasa, 21 anni, morto a Fagarè. Due tragedie che hanno riacceso i riflettori sull'attrazione, quasi irresistibile, del fiume, nonostante la sua natura insidiosa. Il conto delle vittime avrebbe potuto essere più grave.
Ben nove persone in tutto, di recente, sono state tratte in salvo tra Nervesa e Fagarè, quasi sempre stranieri, a testimonianza di una lacuna nella comunicazione dei rischi. Così le istituzioni si mobilitano.
Giovedì mattina, i sindaci dei 22 comuni rivieraschi si siederanno a un tavolo con il prefetto Angelo Sidoti per concordare strategie volte ad arginare il problema lungo gli oltre 70 chilometri di corso d'acqua che attraversano la provincia. I divieti ci sono ma non bastano.
Il tavolo con il prefetto sarà l'occasione per delineare nuove strategie, che potrebbero spaziare da una migliore segnaletica, multilingue, a campagne di sensibilizzazione mirate, fino a un potenziamento dei controlli.
Spiagge a rischio
Pederobba è un esempio emblematico. Nonostante le due aree gestite da associazioni - “Ae Barche” è curata dalla Pro Loco di Covolo mentre l’area in via San Giacomo, di fianco alla Cementi Rossi, è in mano ai Caimani del Piave - siano curate e destinate a picnic e relax, «l'accesso al fiume è possibile da una decina di sentieri, difficili da contare - dice il sindaco Marco Turato - negli ultimi 10 anni qui ci sono state tre vittime».
A Vidor, è gettonata la località "Sghirlo", un'area dove le persone cercano ristoro. Gli accessi, solo ciclopedonali, sono tre - via Piave, via Roggia, via Riva Alta - ma «ovvio che se uno vuole entrarci a piedi o in bici riesce a farlo visto la caratteristica del nostro argine», spiega il sindaco Mario Bailo.
Dove non si entra
A Crocetta un terzo del territorio è costituito da grave ed è meno esposta al fenomeno balneare. La sindaca Marianella Tormena spiega che «per raggiungere l'acqua è necessario percorrere circa 3 km, e ci sono 7 sbarre che impediscono l'accesso veicolare. L'area è frequentata da camminatori e ciclisti, ma raramente da bagnanti, tanto che non sono stati installati cartelli di divieto. Le sbarre servono».
A Moriago, il sindaco Loris Rizzetto conferma l'assenza di zone dedicate alla balneazione: «L'accesso all'Isola dei Morti e le aree picnic, distanti dal fiume, attirano famiglie per passeggiate e biciclettate, con parcheggi lontani dall'acqua. Ma non si fa il bagno».
Volpago, come riferisce il sindaco Paolo Guizzo, tocca il Piave per un breve tratto non adatto alla balneazione.
Sernaglia ha un'area verde con anfiteatro e barbecue a Falzè, con un solo accesso. Così il sindaco Mirco Villanova: «C’è una presenza occasionale di ombrelloni e lettini, ma in numero limitato»”.
Il Piave sfiora per 4 km Giavera «con accessi non facili - spiega il primo cittadino Andrea Maccari - ma il tema della sicurezza va comunque affrontato».
I varchi nascosti
A Nervesa, gli accessi principali sono da via Fra' Giocondo, che conduce a un'ansa del Piave vicino all'aviosuperficie. Nonostante numerosi cartelli di divieto ben visibili, si contano almeno 20 varchi per raggiungere il fiume. Il sindaco di Susegana, Gianni Montesel, segnala quattro accessi con sbarre, ma con strade secondari che portano a un totale di sei. La zona di Ponte della Priula è più gettonata per la vicinanza del parcheggio.
Montesel osserva una diminuzione dei bagnanti locali, segno che i «rivieraschi sanno che non si fa il bagno nel Piave». Anche Spresiano non ha vere e proprie spiagge. I due accessi sono chiusi da transenne o sbarre, negli anni '80 e '90 si registrarono due annegamenti.
Mareno, come afferma il sindaco Andrea Modolo, non è particolarmente interessata dal problema: «I due accessi presenti sono uno sbarrato e l'altro praticabile per veicoli agricoli, ma non conduce a luoghi idonei alla balneazione».
Il caso Fagarè
A Maserada, il sindaco Lamberto Marini spiega che, pur non essendoci accessi regolamentati, «il fiume è facilmente raggiungibile da Salettuol con spiagge naturali su entrambe le rive, dal termine di via Matteotti e da Candelù».
Breda, secondo il sindaco Cristiano Mosole, ha punti "gettonati" come Salettuol e via dei Casoni, oltre a numerosi altri accessi minori, dove il Piave è particolarmente basso. A Ormelle, il sindaco Andrea Manente riferisce che l'unico accesso al Piave è costituito da un prato con sedie e lettini presso il ristorante Traghetto a Roncadelle.
Ponte di Piave, come spiega la sindaca Paola Roma, «vede il fiume assumere un carattere di pianura dopo un tratto torrentizio. L'accesso principale è da San Biagio, nella zona di Fagarè, dove le persone si posizionano sotto il ponte». Infine, a Salgareda, il sindaco Andrea Favaretto afferma che «non abbiamo spiagge di fatto». Gli argini sono alti e il fiume profondo, rendendo la balneazione quasi impossibile, con l'unico accesso in via Gonfo. Questa la base di partenza da cui partirà la discussione.
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