Pellegrini: "Alberto, per me sei immortale"

La morte del ct del nuoto Alberto Castagnetti. Dolore, lacrime e rabbia di Federica Pellegrini: "Andrò avanti da sola, nel suo nome". "Adesso nessuno mi proteggerà". L’obiettivo restano le Olimpiadi del 2012. A gennaio negli Usa
Il ct Alberto Castagnetti con Federica Pellegrini
Il ct Alberto Castagnetti con Federica Pellegrini
VERONA
. Gli occhi di Fede sono asciutti, non hanno più lacrime da versare. «Ho pianto per ore, lunedì sera, dopo aver appreso la tragica notizia - rivela - E poi ancora a lungo nella notte, sino a quando sono crollata per la stanchezza». E’ fragile e smarrita, adesso, nella sua confessione fatta quasi sottovoce, Federica Pellegrini. Fuori c’è il sole, nell’animo lei sente invece un freddo glaciale. «Ho perso il mio secondo papà...» continua a ripetere ossessivamente, a sè stessa e a chi le sta intorno.


Alberto Castagnetti, il suo tecnico e Ct della Nazionale di nuoto, se n’è andato a 66 anni, gettandola nella disperazione più totale. E con la pluricampionessa olimpica e mondiale c’è uno stuolo di big azzurri sotto choc, che ha perso di colpo la sua guida, il “guru” a cui faceva riferimento: da Marin a Brembilla, da Rosolino a Magnini.


«Sarò sola». Papà Roberto e mamma Cinzia sono partiti di buon’ora, al mattino, da Spinea per raggiungerla a Verona e starle vicino. Fede non vorrebbe parlare, ma poi si apre. «Adesso sarò sola davanti a tutti - confessa - e senza alcuna “protezione”, perchè lui era anche questo per me. Mi proteggeva, mi spronava a dare il massimo. Non troverò mai più un allenatore come Alberto, ed è l’aspetto più difficile da accettare. Ho trascorso gli ultimi 4 anni della mia vita standogli accanto giorno dopo giorno, e condividendo gioie, delusioni, tensioni e sorrisi. Era un “duro”, ti massacrava alle volte, non facendoti mai sentire una campionessa ma pretendendo da te il massimo, eppure fuori dalla vasca era un papà. Allegro, gioviale, divertente, sempre pronto a raccontare barzellette. Per me non è morto, ce l’ho sempre davanti: è e resterà un immortale».


Quanta rabbia! La rabbia della Pellegrini è l’altro sentimento forte che prorompe in queste ore. «L’intervento al cuore aveva comportato delle complicazioni - commenta amareggiata - Solo che non voleva saperne di seguire le indicazioni dei medici, avrebbe dovuto essere più prudente, invece non vedeva l’ora di tornare in piscina. Se fosse rimasto in clinica e si fosse curato meglio, non sarebbe morto. No, non riesco ancora a rendermi conto del fatto che Alberto non ci sia più». Fede scuote la testa. Riprende: «Aveva capito che le cose non stavano andando bene, avvertiva dolore al petto. Moralmente si sentiva a pezzi, ma che testone era!».


A gennaio da Phelps. E adesso, cosa farà Federica Pellegrini? Con chi si allenerà? E dove? «Belle domande, a cui non so dare una risposta. Cercate di capirmi...». Ed ecco lo scatto d’orgoglio, la determinazione della grande atleta: «Andrò avanti, le Olimpiadi del 2012 a Londra restano l’obiettivo da raggiungere. Dovrò proseguire da sola, nel ricordo e nel rispetto di Castagnetti. Avevamo già cominciato a studiare i piani di allenamento specifico. Continuerò, a spada tratta, come voleva lui». Già, ma dove? «Lasciatemi un po’ di tempo per riflettere». Il trasferimento negli Stati Uniti, a questo punto, appare sicuro: a gennaio la Pellegrini e Marin voleranno a Baltimora, nel «regno» di Phelps. E’ lì che la veneziana getterà le basi per il nuovo assalto al gradino più alto del podio olimpico. La motivazione in più sarà fortissima: onorare al meglio la memoria del suo allenatore-padre. Che da lassù, ne siamo certi, tiferà per lei.

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