Nessun lavoro sugli argini, rivolta dei sindaci

J'accuse trasversale alla Regione: non ha ancora speso un euro per scongiurare i rischi idraulici
L’esondazione del Bacchiglione, a Ognissanti, che ha allagato Cresole di Coldogno
L’esondazione del Bacchiglione, a Ognissanti, che ha allagato Cresole di Coldogno
 
VENEZIA.
Quattro mesi dopo l'alluvione nessun intervento serio è ancora stato avviato per il ripristino degli argini del Bacchiglione e del Roncajette, dove pure c'è stata la rotta. La precarietà regna sovrana. Lo denuncia una lettera al commissario regionale per l'emergenza Mariano Carraro firmata da 9 sindaci dei Comuni padovani dislocati lungo l'asta del Bacchiglione.
 Tra di essi Flavio Zanonato, sindaco di Padova. Gli altri sono Enrico Rinuncini di Ponte San Nicolò, Massimiliano Barison di Albignasego, Vittorio Meneghello di Bovolenta, Elisa Venturini di Casalserugo, Ivano Oregio Catelan di Legnaro, Nicola De Paoli di Maserà, Sabrina Rampin di Polverara, Fiorella Canova di Pontelongo. Per la cronaca solo due sono del centrosinistra, dunque nessun sospetto che si tratti di polemica artificiosa. Al contrario: la lettera porta la data del 10 febbraio e il fatto che sia rimasta finora tra la corrispondenza "coperta" degli uffici dimostra la volontà sia dei mittenti che dei destinatari di non alimentare polemiche. Peccato che dal 10 febbraio nulla sia di fatto cambiato. Non risultano risposte dal commissario Mariano Carraro o dal presidente Luca Zaia, le due persone cui l'intera gestione del dopo alluvione fa capo.  «I sindaci - si legge nella lettera - hanno appreso con incredulità e preoccupazione che i fondi attualmente assegnati all'Unità di Progetto del Genio Civile di Padova sono del tutto insufficenti a consentire la realizzazione dei necessari e non rinviabili interventi di messa in sicurezza delle arginature del Roncajette-Bacchiglione. Al Genio Civile di Padova è stato attribuito un finanziamento di 15 milioni di euro, del tutto insufficente per coprire le necessità dell'intervento. Tra gli interventi finanziati non rientrano neppure il completamento del ripristino dell'argine destro del Roncajette a Ponte San Nicolò in corrispondenza della rotta del 2 novembre scorso, né il consolidamento ed il completo ripristino funzionale dell'adiacente chiavica del Maestro. La suddetta chiavica è attualmente interclusa dal palancolato infisso in attesa della sistemazione definitiva dell'argine, con impossibilità dello scarico a gravità delle acque ed in conseguente peggioramento delle condizioni di sicurezza idraulica del territorio tributario dello scolo Maestro (Comuni di Ponte San Nicolò, Albignasego e Padova) e delle aree (ricadenti nei Comuni di Bovolenta e Maserà) destinate a ricevere le acque in eccesso. Interventi di consolidamento degli argini sono necessari anche nel tratto dello scolo Maestro tra San Giacomo di Albignasego e Casalserugo».  Quanto agli argini del Roncajette-Bacchiglione, la lettera informa che «il Genio Civile di Padova non può far altro che limitarsi al ripristino dei 6 tratti di arginature maggiormente danneggiate, mentre l'asta fluviale presenta in molti tratti preoccupanti erosioni e franamenti delle sponde. Sono bastati tre mesi per rendere evidente che rinviare gli interventi di ripristino è una scelta miope. Più si aspetta, maggiori saranno i costi e il rischio aumenta».  Ma per quale motivo Carraro e Zaia, che pure hanno i soldi in cassa e il potere di spenderli, non intervengono? L'unica risposta in circolazione è disarmante: il commissario, smentendo il decreto di nomina del governo, preferisce la procedura normale di affidamento dei lavori, per la quale serve il parere di millanta uffici, inclusi ad esempio i beni archeologici. Passeranno ancora mesi. E dal 15 novembre nessuno ha più visto una ruspa sugli argini.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia