Morto nell’incidente in moto, la struggente lettera d’addio della mamma a Giordano

“Luce dei miei occhi, sei stato con i tuoi fratelli il dono più grande”. Elena Pasco anticipa il testo che sarà letto sabato mattina alle 10, al funerale laico nel giardino di villa Belvedere, a Mirano 

«Luce dei miei occhi: ti ho sempre chiamato così sin dal primo momento. Col bacio del mattino o quello della sera e ogni volta che mi capitavi a tiro e ne approfittavo per un abbraccio estemporaneo, una carezza o una bonaria pizzicatina».

E’ lo struggente incipit della lettera che Elena Pasco, la mamma di Giordano Sanginiti, il 21enne morto sabato 4 febbraio a causa di un tragico incidente stradale lungo la Regionale 308 mentre percorreva il cavalcavia in prossimità dell’uscita per Bragni-Bagnoli, leggerà sabato mattina alle 10, al funerale laico nel giardino di villa Belvedere, a Mirano, la città dove risiedeva con la sua famiglia.

«Il giorno prima che tu te ne andassi abbiamo avuto la fortuna di pranzare tutti e cinque insieme – e di ridere di gusto. Quando dopo un paio d’ore io e papà eravamo in partenza tu hai sceso di corsa due rampe di scale per salutarci abbracciandoci stretti, ben sapendo che la strada poteva essere un pericolo anche per noi. Ci siamo salutati bene. E questo mi consola. Mi consola anche pensare a quante piccole casualità abbiano dovuto combaciare perfettamente perché tu arrivassi fino a noi: l’Universo intero ha reso possibile questo breve, ma intenso, incontro. Sei stato, con Emma e Lorenzo, il dono più grande che la Vita ci abbia fatto. E io sono colma di gratitudine».

«Nonostante il dolore grande – che si attenuerà, ma ci accompagnerà fino all’ultimo respiro – continuo a pensare che restiamo una famiglia fortunata: perché siamo una squadra affiatata e unita, legata da un amore profondo. E questo ci rende forti, in grado di superare qualsiasi prova stringendoci di più. Io so, perla rara, che non ti rivedrò mai più e questo “mai più” fa un male indicibile. Mi fa gridare la carne, soprattutto se penso che tutto questo poteva essere evitato. Con poco».

La strada su cui Giordano Sanginiti è morto il 4 febbraio
La strada su cui Giordano Sanginiti è morto il 4 febbraio

«Ogni volta che rombando uscivi di casa, strillando forte il mio “Stai attento per strada”, mettevo in conto che potevi non tornare. Tuttavia, siccome ti sei sempre dimostrato serio e responsabile ho scelto di accettare il rischio, di lasciarti la possibilità di fare quel che amavi per rispetto di te, mettendo i tuoi desideri davanti alla mia angoscia. Non ho mai voluto limitarti, anzi. Stessa cosa quando partivi per l’amata montagna: una volta che ero certa che sarebbero state attuate tutte le misure di sicurezza del caso, ti lasciavo libero di andare e in cuor mio ti salutavo. Abbiamo goduto della tua sorridente e rasserenante presenza per ventuno, straordinari, anni. Ci hai dato tanta gioia, tanta soddisfazione e meritato orgoglio. E anche se il violino si è rotto la sua musica continuerà ad aleggiare dentro e fuori di noi».

La moto del 21enne: l'aveva messa in vendita
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«Torneremo a essere capaci di restare incantati per tutta la bellezza che ci circonda. Il sole scalderà ancora. Tu adesso sei un puntino di luce fermo al 4 Febbraio 2023, mentre noi, un passo alla volta, andremo avanti e recupereremo la nostra serenità in un equilibrio nuovo. Diventerà abitudine preparare la tavola con quattro piatti e quattro bicchieri. Io, noi, siamo grati a tutti coloro che in questi giorni hanno voluto manifestare la loro sincera e accorata vicinanza - uno tsunami di affetto caldo e dolce – a tutti coloro che ti hanno conosciuto e voluto bene e a quanti hanno contribuito, pezzetto dopo pezzetto, a comporre la bella e solida persona che eri. Mi rincuora sapere che qualche piccola parte di te camminerà ancora su questa terra anche se su altre gambe. La generosità vera ripaga di per sé con infinita beatitudine e non richiede altri compensi. E’ stato magnifico, aldilà di ogni aspettativa. Peccato sia finita così e così presto. Non arriverà mai il giorno della tua laurea, non ti vedrò mai sposato, né potrò cullare in braccio i tuoi cuccioli. Una banalissima buca – la pericolosità della quale era ampiamente nota – ha rubato il nostro promettente futuro».

«Stai tranquillo, Gio mio, ce la faremo. Nel caso in cui esista la remota possibilità che tu ci possa osservare da dietro un vetro faremo in modo – per il bene che ti vogliamo – che tu possa rallegrarti di vederci esattamente come avresti voluto. Staremo bene. Ti abbiamo immensamente amato. E ti ameremo sempre. Addio mio caro. Addio “Luce dei miei occhi”».

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