Strage dei ragazzi ad Asiago, familiari delle vittime della strada contro il sindaco: «Non pare andassero veloci»
L’associazione contro le parole del primo cittadino dell’Altopiano che all’indomani della morte dei tre ventenni aveva imputato l’incidente all’alta velocità: «Basta incolpare sempre le vittime. Occorre chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per evitare la tragedia»

«Affermazioni rese senza una valutazione completa dei fatti possono risultare inappropriate e difficilmente accettabili per Noi familiari delle vittime della strada e per chi è direttamente coinvolto in questa nuova tragedia». L’associazione dei familiari delle vittime della strada contro il sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern che all’indomani della strage in cui sono morti tre ventenni – Riccardo Gemo, Nicola Xausa e Pietro Pisapia – aveva dichiarato che l’auto su cui viaggiavano «scendeva a velocità folle».
La tragedia nella notte di domenica 19 ottobre, i ragazzi stavano tornando da un compleanno. In auto con loro anche un ragazzo rimasto gravemente ferito e uno miracolosamente illeso.
In una nota firmata da Giuseppa Cassaniti, presidente nazionale AIFVS APS e dal perito forense Leopoldo Comparin, membro del comitato scientifico AIFVS APS, si legge che «è fondamentale evitare giudizi sommari e dichiarazioni che, pur animate da comprensibile emotività, possano comportare una percezione di ingiusta colpevolizzazione delle vittime. Dall’analisi preliminare delle immagini pubblicate dai mass media, i danni riportati dall’autovettura non sembrerebbero compatibili con la definizione di “velocità folle” attribuita pubblicamente alla dinamica dell’incidente».
«Gli elementi visivi potrebbero far ritenere che il veicolo si sia ribaltato dopo aver urtato uno spartitraffico o un cordolo (da qui l’esigenza di approfondire la qualità della segnaletica e dell’illuminazione presente nel luogo teatro dell’evento sinistroso o altre insidie), strisciando e andando poi a impattare con la porzione strutturalmente più vulnerabile della carrozzeria contro un’intersezione a raso di tipo rotatoria, dotata di isola centrale solo parzialmente sormontabile», prosegue la nota, «Tale infrastruttura, per le sue caratteristiche geometriche e costruttive, risulterebbe verosimilmente discutibile e meritevole di ulteriori approfondimenti, con particolare riferimento all’analisi del contesto, alla valutazione dei rischi e ai criteri di progettazione dell’isola centrale, caratterizzata dalla presenza di un muretto circolare e di elementi rocciosi interni. Ciò al fine di verificare se gli standard di sicurezza siano stati effettivamente rispettati secondo il compendio normativo applicabile a livello nazionale e internazionale, o se vi siano altre motivazioni tecniche a giustificare tale scelta progettuale.
E ancora: «Basta incolpare sempre le vittime. Occorre chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per evitare questa tragedia»
È fondamentale, specificano dall’associazione dei familiari, evitare di attribuire automaticamente la responsabilità esclusivamente alle vittime, adottando invece un approccio sistemico che consideri tutti i fattori coinvolti.
Nel caso in esame, si rileva la presenza di una rotatoria dotata di isola centrale solo parzialmente sormontabile, caratterizzata dalla presenza di un muretto circolare e di elementi rocciosi interni.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia









