Mohari conquista l'hotel Bauer a Venezia per 300 milioni

Sconfitto il gruppo Lvmh di Arnault: ora riprenderà la ristrutturazione dell’albergo a 5 stelle. Ma per vedere la struttura di lusso riaprire i battenti servirà almeno un anno e mezzo

Francesco Furlan
L'hotel Bauer in ristrutturazione
L'hotel Bauer in ristrutturazione

Dalla battaglia per la conquista dello storico hotel a 5 stelle Bauer è uscito il vincitore. Mohari Hospitality, fondata dall'ex co-fondatore di PokerStars Mark Scheinberg, ha avuto la meglio sul gruppo Lvmh mettendo sul piatto circa 300 milioni di euro.

King Street si prepara quindi a cedere l'hotel, i cui ultimi anni sono stati piuttosto travagliati, alla società specializzata in investimenti immobiliari di lusso che è già proprietaria del cinque stelle Four Seasons di Madrid.

Mohari ha battuto la concorrenza di Bernard Arnault (Lvmh) che se da un lato si prepara a lasciare il Fondaco dei Tedeschi, controllato attraverso la società Dsf, dall'altro voleva piantare una nuova bandierina in laguna, dove già gestisce l'hotel Cipriani alla Giudecca: il gruppo lo ha acquistato nel 2018, quando ha rilevato gli hotel Belmond staccando un assegno da 2, 6 miliardi di dollari.

Questa volta, ad avere la meglio sono stati gli avversari. Mohari ha concluso l'acquisizione insieme al suo partner strategico in Europa, Omnam Investment Group, gruppo leader negli investimenti immobiliari e nello sviluppo, specializzato nel settore alberghiero di fascia alta e trasformativa, con oltre un decennio di esperienza in Italia e in Europa.

La nuova proprietà dovrà ora riprendere la ristrutturazione dello storico hotel veneziano, bloccati da mesi a causa dei problemi di liquidità della precedente proprietà, Signa. Mohari in Italia è presente anche a Firenze con il resort di lusso Villa Camerata e il Four Seasons di Villa Camerata in Puglia.

Il fondo americano King Street controllava il Bauer attraverso la società lussemburghese Sps Fünfundsechzig, la stessa con cui lo controllava Signa e sulla quale gravava un pegno a favore di un family office del Golfo che aveva concesso un finanziamento al gruppo austriaco.

Preoccupati per come si stavano mettendo le cose in Signa, gli arabi avevano ceduto il credito al fondo King Street che aveva deciso di far valere il pegno a primavera scorsa nelle stesse ore in cui Signa annunciava l'accordo per la cessione, poi bloccata, dello storico hotel al gruppo tedesco Schoeller.

Quanto ci vorrà per riaprire l'hotel? Prima che il crac Signa bloccasse il cantiere, fermo da un anno, tecnici e operai della Setten avevano lavorato per 12 mesi. All'appello ne mancano almeno diciotto. 

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