Manca personale sanitario, in Veneto stanziati 150 milioni di incentivi

L’assessora Lanzarin: «Un piano strategico che vuole agire in vari ambiti»

Enrico Ferro
Il presidente Zaia con l'assessora Lanzarin
Il presidente Zaia con l'assessora Lanzarin

Centocinquanta milioni in tre anni per rendere appetibili le professioni sanitarie in Veneto, laddove nessuno vuole ricoprire i posti che puntualmente restano scoperti. E quindi iniezioni di denaro come incentivo per chi, per esempio, andrà a lavorare nelle comunità montane o nei reparti maggiormente sotto pressione.

«E’ un piano strategico che vuole agire in vari ambiti» ha spiegato l’assessora regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. «Da un lato prevedendo 50 milioni l’anno come incentivo ma dall’altro per capire anche quali possono essere le ragioni del malessere».

Saranno quindi analizzate le cause che portano a dimissioni inattese. La base di partenza sono ovviamente i numeri: 1.400 borse di specializzazione per medici a fronte delle 14 mila a livello nazionale e i 1.782 posti per infermieri.

«Il piano si prefigge l’obiettivo di individuare le motivazioni che portano a lasciare queste professioni, cercando di capire come intervenire per il futuro» continua Lanzarin. «Analizzeremo il benessere organizzativo, la flessibilità, i carichi di lavoro, la mobilità. Chi chiede un trasferimento per avvicinarsi a casa dovrebbe riuscire ad averlo, non ha senso osteggiare. Poi c’è il burnout, il clima pesante. Apriremo sportelli con psicologi in ogni struttura».

I due binari su cui si fonda questa manovra sanitaria sono l’attrazione delle figure professionali in aree attualmente poco desiderabili e la volontà di trovare il modo per farle restare.

«Creeremo una cabina di regia con le Aziende sanitarie e cominceremo così a stabilire le priorità», evidenzia l’assessora alla Sanità.

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