Malamocco, riaffondato il brigantino
I resti del «Margareth» ricoperti da uno speciale tessuto e calati in mare. In attesa che La Marina decida definitivamente se ospitarlo o no all’Arsenale

LIDO.
Il brigantino è tornato sott’acqua per proteggerlo dalla distruzione, in attesa che la Marina decida se accoglierlo all’Arsenale. E’ stata la Soprintendenza Archeologica a decidere di inabissare di nuovo nelle acque di Malamocco il relitto della «Margareth» - il veliero britannico qui naufragato nel 1853 e recuperato la scorsa estate - per evitare che il legno marcisca.
«Non c’era altro da fare - spiega l’archeologo Luigi Fozzati, direttore del Centro Nausicaa per l’archeologia subacquea - perché il relitto non poteva più restare all’aria aperta ed è bisognoso di restauro. Per questo - grazie alla collaborazione del Magistrato alle Acque, del Consorzio Venezia nuova e della società Idra che ha eseguito l’intervento - è stato ricoperto da un geotessuto e fissato con un’imbracatura di ferro. In questo modo è stato immerso nuovamente in acqua, da cui sarà abbastanza agevole tirarlo fuori quando sarà decisa la sua collocazione. Così però non potrà restare a lungo - al massimo un mese o poco più - perché, quando la temperatura dell’acqua tornerà a salire i microorganismi potrebbero attaccarne la struttura e comprometterla. A quel punto, sarebbe preferibile, rimetterlo sotto la sabbia, dov’era, per proteggerlo, piuttosto che lasciarlo distruggere lentamente».
Da parte della Marina - il comandante del presidio dell’Arsenale, l’ammiraglio Mario Fumagalli, in questi giorni è fuori Venezia - nessun cambiamento di linea a quella che prevede che il relitto non sia più portato nello storico complesso, contrariamente a quanto previsto e agli stessi progetti dell’istituzione militare, che da anni ipotizza la creazione di un Museo del Mare proprio all’Arsenale. Dovrà essere, a questo punto, Roma a dirimere la questione ed è probabile - come ha già anticipato il segretario della Commissione Cultura della Camera Andrea Colasio - che siano il ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli e quello della Difesa Arturo Parisi ad affrontare il problema del recupero dei relitti (oltre al brigantino nelle acque lagunari ce ne sono altri) e della loro possibile collocazione all’Arsenale. Se la questione non si sbloccasse, è evidente che la Soprintendenza Archeologica del Veneto dovrà trovare un’altra soluzione per salvare la storica imbarcazione. A questo punto, la soluzione più logica è quella che il brigantino possa finire nel nuovo Museo Archeologico del mare, ora in fase di realizzazione a Caorle, che sarà il museo più importante di questo tipo di tutta la costa adriatica veneta. Ma se così fosse, sarebbe una grande occasione persa per Venezia e per la stessa Marina, nell’ipotesi che voglia realmente realizzare il Museo del Mare all’Arsenale di cui si parla - senza risultato - da anni.
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