Lo scandalo eredità il parroco di Legnaro costretto a dimettersi

LEGNARO. Don Lucio Sinigaglia si è dimesso da parroco di Legnaro. Lo ha comunicato la Diocesi di Padova ieri pomeriggio con un breve comunicato con il quale il vescovo Claudio Cipolla, «esprime vicinanza» alla comunità di Legnaro, alla quale «assicura il desiderio di verificare quanto prima la situazione». Intanto le indagini da parte dei carabinieri vanno avanti, dopo l’avviso di garanzia al sacerdote per appropriazione indebita aggravata e il sequestro dell’eredità plurimilionaria, lasciata dal farmacista Franco Focherini alla Caritas per dare aiuto ai poveri del paese. Poveri che invece non hanno visto nemmeno un centesimo, dal momento che dell’esistenza di quel lascito in Btp i responsabili della Caritas locale non erano stati nemmeno portati a conoscenza. Soltanto don Lucio sapeva, soltanto lui aveva accesso alla “Private Banking” dell’agenzia di via Garibaldi a Legnaro della Cassa di Risparmio del Veneto, nelle stanze al primo piano riservate ai clienti eccellenti, quelli che hanno conti correnti a sei zeri. E lì prelevava a piene mani, facendosi rilasciare spesso assegni circolari, nella maggior parte dei casi intestati alla parrocchia di Legnaro, che poi depositava nel conto bancario della parrocchia stessa, da cui attingeva per i suoi costosi acquisti e per i suoi lussuosi sfizi.
Stando ai conti fatti dai carabinieri di Legnaro, che hanno avuto accesso ai movimenti di quel conto corrente che ha fatto perdere la testa e la reputazione al parroco, sarebbero stati prelevati in quattro mesi, da giugno a settembre scorsi, la bellezza di 252.827 euro. Così suddivisi: 233.600 euro in assegni circolari, 10.100 euro in prelievi bancomat e 9.127 euro in pagamenti Pos. A questo consistente gruzzolo vanno aggiunti contanti e pagamenti effettuati nei mesi successivi, sui quali sono ancora in corso accertamenti, dal momento che il conto è stato bloccato soltanto quattro giorni fa. Al momento gli investigatori hanno a disposizione solo i prelievi bancomat che ammontano a quasi settemila euro, a forza di 8-900 euro a colpo. Come dire che, posto che nelle disposizioni testamentarie del farmacista è previsto che il capitale di oltre 14 milioni in Btp non venga toccato, utilizzando gli interessi di mezzo milione all’anno per dare aiuto ai bisognosi, don Lucio si è “mangiato” in pochi mesi ben più della metà.
Soldi spesi nella fiammante moto Bmw 120 Gs costata 15.300 euro, nella Renault Clio regalata a un giovane sacerdote della cintura urbana, pagata 13 mila euro, nell’intervento di Chirurgia plastica alla mamma con una giornata di ricovero nel reparto “dozzinanti” dell’ospedale per il quale ha sborsato 5.800 euro. Poi ci sono i ristoranti di pesce, i negozi di articoli sportivi, le vacanze in montagna e in Sicilia con i suoi amici preti, gli acquisti all’Ikea e avanti. E infine i costosi pranzi e cene consumati in molti ristoranti della zona, in cui spesso si recava, stando agli accertamenti dei carabinieri, insieme alla mamma.
La lista è destinata ad allungarsi via via che le indagini e le verifiche vanno avanti. E magari il don avrebbe potuto continuare imperterrito nelle sue spese pazze se non si fosse presentata dai carabinieri di Legnaro, alcuni mesi fa, una lontana cugina del farmacista morto un anno fa per firmare un esposto in cui si chiedeva di far luce sull’eredità di Focherini dal momento che a lei non era arrivato nulla, nonostante il cugino fosse a conoscenza del fatto che due anni fa la sua abitazione a Mirandola (Modena) era stata distrutta dal terremoto e lei era ancora costretta a vivere in un prefabbricato. Sono partiti i primi accertamenti, che hanno lasciato di stucco gli stessi militari. E tre giorni fa sono arrivati avviso di garanzia e sequestro dei beni.
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