L'abbraccio tra Berlusconi e l'Emiro

Trecento ospiti blindatissimi alla Fenice. Il premier: "Mose, opera epocale"
VENEZIA.
Allora è arrivato, ha sorriso (forse) meno del solito, ha avuto addosso per tutta la sera lo sguardo un po’ vitreo di Galan, ha parlato dieci minuti diritto come un fuso nel Palco reale della Fenice ed è ripartito. In mezzo, l’elogio del Mose - «opera epocale» - delle italiche bellezze e dei rapporti idilliaci con il Qatar, lasciando però dietro se una scia di gente insoddisfatta. I giornalisti, spediti al Casinò; i cacciatori di autografi, che hanno trovato la strada per campo San Fantin sbarrata fin dal primo pomeriggio; i commercianti della zona interdetta, che non hanno visto un cliente; e tutto l’universo mondo che normalmente ruota vorticosamente intorno al premier, questa volta inaccessibile come un fortino di lingotti.


Questa volta - cioè ieri sera - era l’inaugurazione del rigassificatore al largo di Rovigo, con l’Emiro del Qatar Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani che invitava e trecento ospiti che sono accorsi tutti felici perchè, in effetti, l’occasione era ghiotta. Imprenditori, industriali, politici. Di certo i vertici di Edison, Qatar Petroleum ed Exxon Mobil, il presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, quello della Save Enrico Marchi, il sovrintendente della Fenice Giampaolo Vianello.


Tutta gente che la stampa ha più immaginato che visto, considerato che per incredibili misure di sicurezza i sessanta giornalisti accreditati sono stati collocati con tutti i còmfort a Ca’ Vendramin Calergi e lì dotati di materiale informativo, accessoriati di cuffiette per la traduzione e seduti davanti a maxi schermi che trasmettevano in diretta la serata.


Il maxi schermo ha restituito l’indispensabile che c’era da vedere. Cioè il premier Silvio Berlusconi nell’ala destra del palco Reale con a fianco la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e, alle spalle, il ministro Renato Brunetta, il portavoce Paolo Bonaiuti e il governatore Galan che rimuginava su quello che si erano appena detti e non sembrava rilassatissimo. Nell’ala sinistra, in abiti occidentali, l’Emiro del Qatar con la sua bella e seconda moglie di taglia robusta infilata in un vestito color acqua del Mediterraneo e il suo seguito.


Inni nazionali. Scambio di cortesie. Discorsi. Dieci minuti per ciascuno. Dice Berlusconi: «E’ importante che sia finalmente operativa dopo tanti anni di attesa questa opera che porterà all’Italia il 10 per cento del nostro fabbisogno. E’ importante ottenere così energia pulita anche dal punto di vista ecologico, perché questa opera non dà polluzione. Mettere insieme la fonte dell’energia con la storia dell’uomo e dell’arte, con l’Italia e con Venezia, è un matrimonio che può dare un risultato straordinario. Cominciamo con questo fidanzamento e andiamo avanti verso una collaborazione ancora più ampia». Ce n’è stato anche per il Mose. Continua il premier: «Venezia tra poco sarà dotata di un’opera epocale e colossale che la salverà da un fenomeno, quello dell’acqua alta, che potrebbe portare nel tempo alla distruzione della città».


L’aveva preceduto l’Emiro: «Il rigassificatore di Rovigo, un’isola dell’energia pulita, è la prima piattaforma off-shore al mondo adagiata su un fondale marino e costituisce un progetto eccezionale e pioneristico nel campo dell’energia e un simbolo dell’amicizia tra i nostri Stati».


Quindi lo spettacolo: ballerini e acrobati in un tripudio di veli, conchiglie giganti, perle e perline. Infine tutti a cena nelle Apollinee. Pesci, carni e verdure a profusione, splendidi vini e - pare - nemmeno un gossip.

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