La famiglia Jaconis incontra il Papa: «Chiara, vivrà nei nostri ricordi»

L’udienza con il Santo Padre è stato il capitolo finale del viaggio della memoria per la giovane colpita alla testa da una statuina. La dedica della sorella Roberta nel giorno dell’anniversario della morte della trentenne padovana a Napoli

Edoardo Fioretto
Chiara Jaconis
Chiara Jaconis

Un mercoledì di settembre qualunque. Per molti, quasi tutti. Non lo era per la famiglia Jaconis, e gli amici di Chiara, la ragazza di trent’anni che esattamente un anno fa si è spenta all’Ospedale del Mare di Napoli, dopo essere stata ferita da una statuetta lanciata – secondo la Procura partenopea – da un balcone dei Quartieri Spagnoli. Mercoledì, in un momento intrecciato tra caso e destino, papà Gianfranco, mamma Cristina e la sorella Roberta sono state accolte in udienza da papa Leone IV, in Vaticano.

È stata l’ultima, e forse la più impegnativa tappa di un viaggio durato tre giorni. Un momento di intimo raccoglimento e ricordo, iniziato il domenica scorsa con un concerto alla Basilica di San Giacomo degli Spagnoli dedicato proprio alla trentenne padovana. In un luogo non distante da quel vico Santa Teresella in cui Chiara, turista a passeggio con il fidanzato Livio, era stata ferita a morte.

Il viaggio del dolore e del ricordo è proseguito poi a Roma, o meglio in Vaticano, dove la famiglia Jaconis ha partecipato alla Santa messa in San Pietro per il Giubileo della consolazione. Poi ieri, l’annunciata udienza dal Papa. Un incontro emotivamente impegnativo, che ha spremuto le ultime energie – fisiche ed emotive – dei grandi affetti di Chiara.

«Mi manca la tua voce, il tuo sorriso. Mi mancano anche le cose più piccole, quelle che passano inosservate finché non diventano un ricordo», ha scritto la sorella Roberta di due anni più giovane. «La tua assenza è diventata una presenza costante. Ti penso in ogni gesto», le affettuose parole, «in ogni momento in cui vorrei scriverti o chiamarti, in ogni cosa che avrei voluto raccontarti». Chiara, dopo gli studi all’Università di Venezia, si era trasferita a Parigi, dove lavorava negli uffici amministrativi di Prada.

La tragedia è avvenuta il 15 settembre dello scorso anno. La Procura ha individuato il presunto responsabile del lancio della statuetta che ha colpito alla testa Chiara. Si tratterebbe di un bambino minorenne, non imputabile sia per età che per condizioni di fragilità. Restano indagati i genitori, per omessa custodia.

«Ti porto con me», conclude Roberta nel messaggio affidato ai social, «Nei pensieri, nel cuore, nei sogni. So che la tua luce non si spegne con la tua assenza. So che continuerai a vivere attraverso ciò che sei stata per me e per chi di ha conosciuta. E proverò, un giorno alla volta a ritrovare il modo di vivere». —

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia