Lo Iuav di Venezia progetta la ricostruzione urbanistica della Striscia di Gaza

L’accordo con l’agenzia delle Nazioni Unite risale a prima dell’attacco di Hamas ma ora

entrerà nel vivo: a coordinare le strategie il rettore Benno Albrecht

Eugenio Pendolini
Gaza distrutta dai bombardamenti. Lo Iuav di Venezia firma la ricostruzione
Gaza distrutta dai bombardamenti. Lo Iuav di Venezia firma la ricostruzione

Mai come in questi giorni, il nome dell’università Iuav di Venezia è stato associato a Gaza. In Parlamento dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, dalla premier Giorgia Meloni durante la conferenza di pace in Medio Oriente a Sharm el Sheikh.

Il motivo? La ricostruzione della Striscia, rasa al suolo dai bombardamenti dell’esercito israeliano che hanno provocato oltre 67 mila vittime, di cui quasi 20 mila bambini.

«Più che la ricostruzione di Gaza», spiega il rettore Benno Albrecht, «insieme alle Nazioni Unite stiamo inventando i processi di ricostruzione di Gaza. Una buona ricostruzione è un grande strumento di pace e di riduzione dei conflitti. Altrimenti si corre il rischio di creare iniquità e marginalità».

L’inizio 

Tutto nasce nell’ottobre di due anni fa, qualche giorno prima della strage di Hamas, quando Iuav sigla un accordo con lo United Nations Development Programme (Undp) Regional Bureau for Arab States per la Striscia di Gaza.

Ente super partes nel conflitto, l'ufficio regionale dell'Undp (denominato Papp: Program of assistence to the palestinian people) ha incaricato l'ateneo di architettura lagunare di sviluppare una strategia dedicata alla ricostruzione della Striscia di Gaza.

Da dopo il 7 ottobre, l’ufficio centrale di Gerusalemme dove lavoravano in circa 200 per via delle restrizioni del governo israeliano è stato trasferito a Ramallah. Numerose perdite per i bombardamenti si sono registrate tra i dipendenti dell’ufficio dislocato a Gaza City, poi trasferito a Deir el Balah. Iuav è stato selezionato dalle Nazioni Unite tra le università di tutto il mondo. Questo perché da decenni l’università veneziana è impegnata in attività di ricerca sui temi della ricostruzione postbellica.

Il gruppo di ricerca

Il gruppo di ricerca "Urbicide Task Force", istituito dal rettore Benno Albrecht e coordinato da Jacopo Galli (professore associato di progettazione e responsabile del progetto per Iuav) , ha avviato studi in una serie di zone calde del mondo, colpite da conflitti: la Siria, l'Iraq, l'Ucraina e oggi la Palestina.

Tutto il lavoro prodotto dal gruppo di ricerca ha portato alla pubblicazione del libro "Cities Under Pressure" che presenta in maniera dettagliata una strategia di intervento potenzialmente adattabile alle condizioni specifiche di diverse aree del mondo coinvolte in conflitti, disastri o problemi sociali.

«Le ricostruzioni degli ultimi trent’anni non sono riuscite nel loro intento», spiega il professor Galli, «ci sono state ad esempio città ricostruite ma senza i collegamenti adeguati alla rete idrica. Il nostro approccio è quello di lavorare trasversalmente per piccole cellule d’intervento».

La mappatura

I ricercatori di Iuav sono partiti da una mappatura dei luoghi, analizzando quello che c’è e quello che manca, le densità abitative, le infrastrutture. Poi grazie ad un algoritmo vengono individuate le priorità e confrontate con i colleghi gazawi sul campo, a Deir el Balah.

Se ad esempio si cercano soluzioni per portare la corrente elettrica in un’area dove manca, in contemporanea si studia se quella determinata area è in grado di fornire un accesso a fonti d’acqua.

«Noi non progettiamo un progetto vero e proprio, ma un processo. Le operazioni sono poi in capo alle Nazioni Unite». Certo, la devastazione prodotta dai bombardamenti e la tregua ora imposta dopo l’accordo tra Israele e Hamas rende la situazione sul campo particolarmente complessa.

«L’unica strada percorribile è quella di creare progetti adattivi e non una pianificazione fissa perché l’incertezza è troppa», conferma Albrecht.

In questi mesi non sono mancate le difficoltà sul campo per i ricercatori Iuav, ad esempio negli spostamenti tra Gerusalemme e Ramallah: distanti15 minuti, spesso invece il viaggio si è trasformato in un’odissea per i controlli ai check point. A giugno, due ricercatori Iuav (Andrea Fantin ed Elisa Vendemini) erano stati evacuati da Ramallah per motivi di sicurezza in seguito al conflitto scoppiato con l’Iran.

«Ora stiamo lavorando in remoto», conclude Albrecht, «ma appena ci sarà possibile torneremo sul campo». E proprio lunedì prossimo due distinte missioni Iuav partiranno per Damasco, per discutere con il governo siriano di un progetto di ricostruzione, e per Gerusalemme. —

 

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