In migliaia contro la riforma la protesta attraversa la laguna

Oltre tre ore di di corale dissenso alla legge che porta il nome del ministro. Solita guerra di cifre tra la questura e gli organizzatori, ma resta comunque il fatto di un’adunata senza precedenti
L’«onda» arriva prepotente a Venezia. Forte più che mai e porta in strada una marea di studenti come non accadeva da decenni. Diecimila persone per gli organizzatori, cinquemila per la polizia, molto probabilmente quasi settemila. Soprattutto ragazzi che ieri mattina hanno sfilato da piazzale Roma al parco di San Giuliano percorrendo il ponte della Libertà. Senza bandiere, senza sigle, con slogan coniati al momento, con striscioni ironici e con in testa l’effige della «Beata Ignoranza», l’immagine «sacra» del ministro Mariastella Gelmini incastonato in un ritratto di Madonna. Corteo pulito, ordinato, rispettoso di chi rimaneva in colonna, di ragazzi educati tanto che al megafono hanno pure ringraziato «le forze dell’ordine che lavorano per noi». Miracolo di «Beata Ignoranza».


Sono lontani anni luce le immagini degli scontri di piazza Navona a Roma. Lontani perché qui la musica è diversa: nessuna bandiera politica a coprire la protesta dei giovani e anche le forze dell’ordine si mantengono tranquille.


Apartitici. I ragazzi sono qui per protestare contro la Gelmini e non vogliono etichette, basta vedere l’indifferenza con cui vengono guardati alcuni appartenenti al partito di «Alternativa comunista» e dell’«Organizzazione comunista internazionale», arrivati a piazzale Roma per distribuire volantini prima della partenza del corteo. Alle 9.50 il ponte della Costituzione offre uno spettacolo di ragazzi che cantano, fischiano, gridano slogan e colorano questo angolo di città. Collaudo. «Magnifico collaudo per il ponte», commenta sornione il capo dei vigili Marco Agostini. Poco più in là il camioncino con gli altoparlanti e le casse che aprirà il corteo e che le varie assemblee d’istituto hanno deciso di chiedere in prestito al «Rivolta», con voto a maggioranza. «Scrivi, scrivi che la scelta è arrivata dopo un voto. Noi non mettiamo nessuna etichetta a questa manifestazione», dice Luca Casarini, storico leader dei centri sociali e in piazza solo per «garantire una scuola a mio figlio che ha due anni».


Si parte. Alle 10 ci sono tutti. Il ponte della Libertà viene chiuso dalla polizia municipale per consentire al corteo di muovere verso Mestre. I ragazzi cominciano ad alternarsi al microfono mentre vengono invitati gli studenti dei vari istituti e delle facoltà di Ca’ Foscari a sistemarsi dietro all’immagine della «Beata Ignoranza».


Sul Ponte. Alle 10.30 i primi ragazzi iniziano a imboccare la carreggiata che porta al Ponte. L’«onda» va. Il passo è spedito per consentire alle forze dell’ordine di poter riaprire al più presto: mezz’ora di blocco totale. Poca cosa. E poi eccolo il corteo animato, variopinto, festoso e ironico dispiegarsi sul ponte. Sulla rampa di Santa Chiara il serpentone è già tutto dispiegato e marcia verso la laguna. Polizia e carabinieri scortano il corteo che occupa metà carreggiata.


Avanti così. Il Ponte viene riaperto e il traffico, lento, riprende a scorrere. I treni in entrata e in uscita da Santa Lucia strombazzano in segno di saluto. Diverse mamme che rientrano a Venezia in pullman chiamano dai finestrini i figli e li incitano. E alto si alza l’applauso. La più nominata è Mariastella Gelmini. Sul suo cognome nascono le più colorite rime che il venexian consente. Poi fa il resto la fantasia. C’è tanta allegria e tante facce pulite di ragazzini che «poi» hanno pure la preoccupazione di andre a casa a studiare e se lo dicono ad alta vocre. Megafono. Tommaso Cacciari, che un’assemblea svoltasi all’Università ha indicato come interlocutore della polizia, prende la parola al megafono: «Non sono il leader di questa onda. Io non c’entro», scandisce.


Troppi. Ed ecco in lontananza i furgoni di polizia e carabinieri che segnano il punto di arrivo del corteo come da accordi. Il punto in cui i manifestanti dovrebbero girarsi per tornare indietro. Un punto che gli organizzatori avevano concordato senza tener conto del successo numerico dell’iniziativa. «Dovevano essere tre volte di meno», dirà poi «Cacciarino». Mezzogiorno è passato da una ventina di minuti quando inizia la trattativa per far proseguire il corteo, per portarlo in un punto dove sia possibile far sciogliere la manifestazione in sicurezza ed evitare che migliaia e migliaia di ragazzi si disperdano in mezzo al Ponte, creando non pochi problemi.


A San Giuliano. Una trattativa tra persone che dialogano a carte scoperte. Giri di telefonate col questore, le proposte dei ragazzi di arrivare fino a Mestre, magari in piazza Ferretto. E perché no al parco di San Giuliano. Vada per il parco. Mezz’ora di stop e si riparte con la polizia che apprezza il comportamento responsabile di «Cacciarino».


Alla prossima. E poi su un prato di San Giuliano la conclusione che ha il sapore di una Woodstock nostrana. Resta la speranza di migliorare una scuola a cui si tiene. Certo non finisce qui. Lo hanno promesso alla «Beata Ignoranza», i ragazzi dell’«onda».

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