Il consumismo porta in Cina pure il Natale

Natale sempre più uguale in tutto il mondo. Chi si fosse trovato in una delle megalopoli della Cina il 24 e il 25 dicembre avrebbe assistito ad un fatto curioso. Ben pochi segni delle festività natalizie in giro, certo nessun Presepe cristiano, e solo nei luoghi più frequentati dagli occidentali avrebbe incontrato l'immagine ammiccante e sorridente di Babbo Natale riprodotta sulle vetrate degli aeroporti o qualche albero ben addobbato nella hall dei grandi alberghi. In compenso, si sarebbe trovato di fronte ad un popolo cinese, quello delle città più importanti almeno, completamente preso dalla frenesia di uno shopping quasi selvaggio, con i negozi ed i centri commerciali in gara per proporre sconti su prodotti e merci in saldo, come succede da noi nella convulsa vigilia del fatidico giorno di Natale. Questa festività cristiana ha assunto ormai una fisionomia tutta «pagana» anche nelle nostre società in Europa o di là dall'Atlantico, risolvendosi principalmente in una forsennata corsa all'acquisto di beni utili ed inutili, per sé e per i regali a familiari ed amici. Del significato originario della festività, che ricorda e celebra la nascita di Gesù, resta assai spesso solo flebile traccia, e bisogna entrare in qualche chiesa per vedere Giuseppe e Maria col Bambinello tra il bue e l'asino nella grotta di Betlemme. La commercializzazione, se così si può dire, del Natale si è ormai compiuta in Occidente, dimenticando pressoché completamente il suo senso religioso. Ma quella interpretazione mercantile e bottegaia di una delle ricorrenze più importanti per il Cristianesimo ha saputo contagiare in modo così forte persino la società forse più lontana dalla tradizione cristiana, come è quella cinese, dove si ritrova appunto il simulacro modernamente pagano di quella ricorrenza senza che vi sia il più pallido riferimento, il benché minimo ricordo della valenza religiosa originaria di quella festività. Potenza della società dei consumi, di un modello di sviluppo che ha proprio nel consumismo la sua chiave di volta, capace di imporsi anche su tradizioni millenarie di origini pur così diverse, come sono quella dell'Occidente cristiano, da un lato, e, dall'altro, quella della religiosità orientale nata dalla sintesi di taoismo e buddismo amalgamatisi con l'etica confuciana. Sia ben chiaro. Non si vuol qui fare discorsi nutriti di fastidioso moralismo pauperista da un tanto al chilo. Ben venga lo sviluppo delle società su tutto il pianeta all'insegna di un benessere il più possibile diffuso ed equamente distribuito tra i ceti delle popolazioni. E guai a demonizzare questo sviluppo e questo benessere! Rattrista però la riduzione a mero fatto commerciale, a pura occasione di business, di una festa così piena di significato profondo, anche per chi non ha ricevuto il dono della fede nella venuta del Cristo Salvatore, che viene celebrata proprio nella ricorrenza della nascita di Gesù. «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà», cantano gli angeli sulla grotta di Betlemme. Anche al di là del messaggio salvifico per i credenti, il Natale esalta e celebra la pace per gli «uomini buona volontà». Non si ricorda tutto ciò per dare una verniciatina di buoni sentimenti sopra il dispiegarsi della frenesia consumistica di questi giorni. Non è di questo che si tratta. Si vorrebbe piuttosto che non sfuggisse completamente il messaggio tutto umano, laico verrebbe da dire, del Natale, che si aggiunge a quello religioso. E che predica il valore supremo della pace, tra i popoli e tra i ceti sociali, fin dentro l'interiorità di ogni singola soggettività individuale. Ma la pace si fonda sulla tolleranza e sul dialogo tra fedi e ideologie diverse, sul rispetto dell'altro e della sua coscienza, sulla solidarietà con il prossimo con cui siamo chiamati a condividere la nostra vita su questa terra. Non si tratta di ripetere frasi fatte ad esaltazione di un buonismo spesso sprovveduto e sciocco, ma di non dimenticare alcuni valori di fondo sui quali si basa una convivenza civile tra persone degne di questo nome. Un aiuto a non rimuovere la presenza di quei valori nella nostra azione quotidiana per tutto l'anno: anche questo è il Natale cristiano per tutti gli «uomini di buona volontà», in qualunque parte del mondo essi vivano.
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