I fallimenti nel Veneto cresciuti del 33% con Treviso capolista

 
VENEZIA.
La crisi non si ferma. Nel 2010 i fallimenti in Veneto sono cresciuti del 33%. Ma sarebbero potuti essere ben di più senza la ciambella del concordato preventivo, che ha evitato di portare i libri in tribunale a molte imprese. Il Veneto è la terza Regione del Nord per incidenza media di imprese insolventi, la quarta a livello italiano. Treviso è la provincia veneta con il più alto tasso di fallimenti.
 Nel 2010 il numero di aziende in bancarotta è cresciuto del 22%. A misurare l'andamento dei default è l'Osservatorio trimestrale sulla crisi di impresa di Cerved Group, che ha individuato il grado di rischiosità del territorio attraverso l'insolvency ratio, un indicatore che misura il numero di fallimenti ogni 10 mila imprese operative.  La Marca è la quinta provincia italiana con insolvency ratio pari al 33,1, preceduta da Lucca 33,2, Milano, 34,4, Pordenone, 35,1 e Ancona, la peggiore d'Italia con un indicatore del 39,3. Il dato di Treviso è lontano anche dalla media italiana, che vede un indice 20, l'anno scorso. Ma in generale le province venete non brillano in quanto a tenuta del sistema imprenditoriale.  Nella parte alta della classifica dei peggiori c'è anche Vicenza, all'11º posto, con fallimenti cresciuti del 60% e un indicatore pari a 29 imprese fallite su 10 mila. Poi Venezia, al 14º posto, con fallimenti aumentati del 31%. Padova è 37ª, Verona 55ª.  Ma se si considerano le venti Camere di Commercio in cui è iscritto il numero maggiore di imprese operative la situazione appare peggiore. Treviso diventa la seconda provincia italiana, dietro a Milano con la più alta incidenza di aziende fallite, e Vicenza è quarta dietro a Bergamo e davanti a Venezia, che sale al quinto posto.  Dante Carolo presidente Associazione dei Commercialisti delle Tre Venezia: «Ne vedremo ancora delle belle. Questi dati ci dicono che non è finita la crisi e che se prima il problema era finanziario, ora emerge il problema economico: mancano ordini, il mercato si è ridimensionato in maniera severa».  Per quanto riguarda l'utilizzo del concordato preventivo da parte delle imprese italiane, è proseguito nel 2010, anche se a ritmi più lenti rispetto a quelli osservati negli anni precedenti. Nel Veneto le domande si riducono del 6,7%. Sull'uso massiccio uso che è stato fatto di questo strumento nel biennio di crisi, Carolo ammette: «E' vero, questo istituto si è potuto prestare ad utilizzi distorti, ma questa è concorrenza sleale. Io voglio essere ottimista, preferisco considerarlo una buona cosa che non ha ammazzato le imprese. Poi se qualcuno ci ha marciato questo è un altro discorso. Io credo che se un'azienda ha un problema di liquidità ma è sana, deve avere la possibilità di continuare. Se è decotta, è giusto che fallisca».  A livello italiano con i circa 3.400 fallimenti - aperti tra ottobre e dicembre - nel 2010 hanno dichiarato bancarotta più di 11 mila imprese: è il valore più alto da quando, tra il 2006 e il 2007, è stata riformata la disciplina sulla crisi di impresa, che di fatto ha escluso un numero rilevante di piccole imprese dall'ambito di applicazione della legge.

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