Gondole di plastica, no dei venezianiOrsoni: "Bastano quelle dei souvenir"

La città fa quadrato contro la proposta che arriva da un imprenditore di Brindisi. Il sindaco Orsoni: "I taxi tornino al legno". L’azienda pugliese: "Sapevamo del veto, la proposta è per i privati"
VENEZIA
«Gondole in plastica? Bastano quelle dei souvenir. Io sarei dell’opinione di tornare a fare anche le altre barche in legno, a cominciare dai motoscafi taxi». E’ la prima dichiarazione di Giorgio Orsoni da sindaco. E riguarda l’ultima polemica esplosa dopo la pubblicazione ieri sulla Nuova della notizia che un cantiere navale di Brindisi è pronto a realizzare gondole in vetroresina. Orsoni, appassionato di mare e laguna, ha subito detto no. Come del resto le istituzioni per la difesa della gondola e la stessa categoria dei gondolieri. «La proposta di quel signore è solo una battuta fuori tempo», scandisce Aldo Reato, presidente dei bancali e «capo» dei gondolieri della città, «se la faceva il primo aprile o a Carnevale avrebbe fatto sorridere. Questa gente non sa nemmeno cosa sia la gondola, e vuole fare affari magari facendosi pubblicità con i gondolieri. Trovo la cosa allucinante, e posso dire che noi ci opporremo in tutti i modi. Non siamo in un parco divertimenti, siamo a Venezia».


Secondo Reato, la provocazione della gondola in plastica può fornire l’occasione per ripensare il trasporto acqueo in laguna. «La nuova amministrazione mi sembra sensibile al problema», continua il presidente dei gondolieri, «noi siamo disponibili a sederci intorno a un tavolo per affrontare i problemi del moto ondoso, delle barche in ferro, delle rive». Dibattito da riaprire anche sull’uso dei materiali: non solo la plastica ma il compensato, il Pvc per le bricole, il cemento per le rive e i pontili.


La proposta inviata per lettera all’Ente gondola da Giuseppe Gioia, imprenditore navale brindisino, prevedeva la realizzazione di un prototipo in Prfv (vetroresina) arricchita con gelcoat (resina antivegetativa) sul fondo. Costo contenuto e, soprattutto, manutenzione pari a zero. Ma è successo un putiferio, e la notizia ha fatto il giro del mondo. «Sapevamo che il regolamento comunale vieta l’uso di barche in plastica», si giustifica da Brindisi l’imprenditore, «ma volevamo offrire un’opportunità. Nulla ci impedisce di fornire queste imbarcazioni ai privati, anche fuori Venezia».


Secondo gli amanti del remo e della laguna si tratta però di un vero insulto alla tradizione della barca più famosa del mondo. Fatta di storia e di piccoli segreti, di arte e manualità. Perché ogni gondola è un esemplare a sè, con otto diversi tipi di legno e stagionatura perfetta, «cantiere» per costruire lo scafo e assi messe a piegare, peso bilanciato in base alla figura del gondoliere. Barca perfetta e asimmetrica, lunga 11 metri, fatta apposta per essere vogata da un solo gondoliere a poppa.


«Noi siamo assolutamente contrari a questa ipotesi», dice Saverio Pastor, presidente dell’associazione El Felze e artigiano costruttore di remi e forcole, «perché cedere alla plastica significa davvero perdere la memoria storica della gondola. Rischiamo che nessuno ne sappia nulla e che tutto venga omologato dall’uso indistinto di altri materiali e anche del compensato marino». Le gondole invece, dice Pastor, vanno costruite all’antica. Con il fasciame, assi stagionate e piegate, incollate a mano a formare la barca perfetta. Intanto anche il consigliere della Sinistra Sebastiano Bonzio definisce «offensiva» la proposta di costruire gondole in plastica. «E’ necessario salvaguardare questi saperi e incentivare la costruzione di barche in legno», dice, «cedere alla plastica sarebbe come bruciare un’altra volta la biblioteca di Alessandria».
Argomenti:gondole

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia