Fenice, il sottosegretario Mazzi: «Reazione sproporzionata su Venezi, non interferiremo»
Il sottosegretario alla Cultura con delega alla lirica lancia una lettera aperta diretta ai musicisti della Fenice in agitazione. L’assemblea concerto avrà luogo oggi venerdì alle 17.30 in campo Sant’Angelo

«Le agitazioni e i toni accesi allontanano il dialogo. La reazione, orchestrata dai lavoratori della Fenice contro il neodirettore musicale Beatrice Venezi, è sproporzionata e pericolosa. Troppo forzata, aggressiva. Anche l’atteggiamento verso di noi è irriconoscente. Siamo il Ministero della cultura che, numeri alla mano, ha avuto più cura e attenzione per il settore dell’Opera, da vent’anni a questa parte. Persino i sindacati lo hanno ammesso». Sono le parole di Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla cultura con delega alla lirica, in una lettera aperta diretta ai musicisti della Fenice in agitazione contro Beatrice Venezi intitolata “Chi non lavora, non fa cultura”, che hanno organizzato per oggi venerdì 17 un’assemblea-concerto in campo Sant’Angelo, facendo saltare la prima di “Wozzeck”.
La difesa per Venezi
«Non è giusto interferire e noi non lo faremo. Di quale colpa si è macchiato il sovrintendente Colabianchi? Di aver pensato a un direttore musicale donna, nato nel 1990, diplomato in pianoforte a 20 anni, in direzione d’orchestra con lode a 25, da sempre in giro per il mondo a inseguire il suo sogno e dal 2024 direttore principale di un tempio internazionale dell’Opera, il Teatro Colòn a Buenos Aires. Verrebbe da dire, un talento italiano di rientro. Il Sovrintendente», continua Mazzi, «non si è inventato nulla, ha semplicemente fatto tesoro dell’innovazione impressa da un suo predecessore che a Venezia nel 2011 nominò direttore musicale un ventiseienne, Diego Matheuz, dal curriculum scarno».
Il confronto con Matheuz
«Se al direttore Matheuz è stata data la possibilità, perché non darla al direttore Venezi? I musicisti non hanno mai avuto occasione di lavorare con lei e non sanno come si potranno trovare? Allora non la possono conoscere», scrive Mazzi, «Prima dell’esordio c’è un anno di tempo per presentarsi, collaborare, costruire un rapporto. Senza pregiudizi, con onestà e buon senso, tra artisti che vivono per la stessa passione e dovrebbero dialogare nella stessa lingua. Quella della musica e del rispetto».
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