Il vicino di cella di Alberto Trentini: «Torture anche per gli occidentali. Preferisco non parlarne»

Camilo Castro, il 41enne francese detenuto nel carcere venezuelano di El Rodeo I insieme al cooperante italiano Alberto Trentini, è stato liberato dopo mesi di violenze e condizioni disumane. Il racconto: «Il fatto di essere detenuti europei non ti mette al riparo da torture e botte»

L’italiano Alberto Trentini resta in cella
L’italiano Alberto Trentini resta in cella

"È troppo dura da raccontare. Preferisco non parlarne". Con queste parole, cariche di dolore, Camilo Castro – il 41enne francese rilasciato il 15 novembre dal carcere venezuelano di El Rodeo I – ha descritto i mesi di detenzione condivisi con Alberto Trentini, il cooperante italiano del Lido di Venezia ancora in cella.

A riferirlo è Yves Gilbert, patrigno di Castro, che in un colloquio con Ilfattoquotidiano.it ha ricostruito parte delle condizioni detentive e il legame creatosi tra il francese e Trentini, definiti entrambi “innocenti” e trattenuti dalle autorità venezuelane allo scopo di ottenere margini di trattativa con Francia e Italia.

La detenzione

Nel carcere El Rodeo I "non esistono trattamenti di favore per gli stranieri": le condizioni sono "fatiscenti" e "l’essere europeo non mette al riparo da torture e botte". Castro avrebbe inoltre parlato di medicinali somministrati ai detenuti "per mantenerli calmi", farmaci dei quali "la maggior parte tende ad abusare".

Nonostante il silenzio mantenuto dal francese al rientro in patria, il patrigno conferma che Camilo è tornato “scioccato e inquieto", costretto a ricostruire la propria vita dopo la prigionia. Del vicino di cella italiano racconta invece la forza e la lucidità: "Alberto è psicologicamente molto forte, capace di reggere anche condizioni difficili grazie agli anni di lavoro umanitario nei Paesi del Sud del mondo".

Il rilascio del detenuto francese

Il rilascio di Castro – spiegano i familiari – è stato sbloccato dall’intervento del ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot al G7, che ha chiesto rispetto del diritto internazionale nella disputa tra Stati Uniti e Venezuela. La mediazione di Colombia, Brasile e Messico ha poi portato alla liberazione del francese.

Fonti vicine al dossier indicano che Caracas attende una presa di posizione simile da parte del governo italiano. Tuttavia, Roma – sostengono i familiari di Castro – mantiene una linea di fermezza "in parte subordinata a Washington". "La libertà di un cittadino dipende esclusivamente dal suo governo", ha commentato Yves Gilbert, convinto che la pressione diplomatica resti l’unico strumento efficace.

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