Dalla giraffa di Poveglia a Sant’Ariano: i segreti delle isole della laguna di Venezia dall’alto

Si racconta che quando una giraffa sbarcò da un mercantile sull’isola di Poveglia, nel 1828, centinaia di veneziani raggiunsero per mesi e mesi l’isola a bordi di barche a remi pur di vedere l’animale esotico, un’occasione più unica che rara.
Qualche chilometro più a nord, tra San Giacomo in Paludo e Mazzorbo, continua a destare un certo fascino l’ex convento dell’isola di Madonna del Monte. Ormai distrutto, chissà come dev’essere stato vivere su quel lembo di terra convertito a scopi militari nel ’600 prima di essere abbandonato a se stesso.
Sono solo alcune delle curiosità contenute nel libro “Venezia vista dal cielo” realizzato dal fotografo e scrittore Riccardo Roiter Rigoni, con 4 libri già pubblicati alle spalle, e da Debora Gusson, ricercatrice culturale specializzata in tradizioni popolari, residenti al Lido. In 240 pagine (in italiano, inglese, tedesco e spagnolo e francese) sono contenute 165 foto aeree a raffigurare 35 isole di tutta la laguna, da Santa Cristina e Chioggia fino a Lio Piccolo, accompagnate da altrettanti testi storici e descrittivi.

Un anno fa la nascita di questo progetto editoriale, mosso da un grande amore per la laguna. I due, che sui social gestiscono la pagina “Rii Interai” con svariate curiosità sulla laguna, sono stati contattati dall’editore francese Thomas Jonglez che a Venezia in passato ha già dedicato altre guide. Mai, però, alla laguna vista dall’alto e alle particolarità nascoste delle sue isole, anche quelle meno note.
E così alla tecnica e abilità di Riccardo Roiter Rigoni, che negli ultimi 15 anni di voli sulla laguna ha ormai un archivio fotografico sterminato, si sono aggiunti gli aneddoti e le nozioni storiche sotto forma di racconto scritto da Debora Gusson.
«Abbiamo deciso di puntare a incuriosire i lettori, di raccontare la storia nascosta dietro ogni isola», racconta Rigoni, «sembra che la laguna finisca a Torcello, ma non è così».
Come ad esempio l’isola di Sant’Ariano. Come raccontato nel libro, quando Napoleone decise di togliere da Venezia tutti i cimiteri, le ossa dei morti furono esumate e portate in quest’isola.

Ora completamente abbandonata, qui si era venuta a creare una catasta di ossa alta tre metri e ben visibile da lontano, prima che i veneziani ci costruissero delle mura perimetrali per nascondere il tutto».
O ancora l’isola delle Grazie, oggi al centro di progetti di trasformazione in resort di lusso e a fine ’800 sede dell’ospedale, da dove durante la Serenissima partiva ogni anno, il 17 luglio, un pellegrinaggio diretto ad Assisi.
«Ci siamo accorti che oltre a turisti e curiosi, sono gli stessi veneziani che spesso non conoscono in profondità la storia del nostro territorio», spiega Debora Gusson, «ma è una storia ricchissima, fino a Napoleone le isole della laguna erano vive e sono ancora piene di testimonianze».
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