«Con lui il Veneto diventò locomotiva»

L'impegno per l'autonomia regionale, la visione europeista della politica
Carlo Bernini accanto al presidente della Repubblica Francesco Cossiga in visita ad Asolo, è l’agosto 1990
Carlo Bernini accanto al presidente della Repubblica Francesco Cossiga in visita ad Asolo, è l’agosto 1990
 
VENEZIA.
Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, ricorda in una nota Carlo Bernini, l'ex presidente della Regione Veneto ed ex ministro morto sabato. «Non sono tanti», dice Muraro «gli uomini che hanno lasciato un segno forte nella pagina politica di un territorio. Nel caso della Provincia di Treviso, Carlo Bernini ha sicuramente contraddistinto momenti indelebili. Un leader d'altri tempi, che ha firmato pagine salienti anche della storia veneta per diversi decenni. Non a caso fu soprannominato il doge». «Uno dei primi, già allora», prosegue «a parlare di autonomia veneta riconoscendo nella nostra regione e nella provincia di Treviso grandi potenzialità da far sfruttare e sviluppare al di là del centralismo romano». Con Bernini era iniziato il progresso economico del Nordest. Non posso altro che concludere, allora, che è venuta a mancare una grande figura. Un uomo che ha fatto la storia».  «Ci associamo al dolore della famiglia ed in particolare modo il nostro cordoglio va alla moglie, nella speranza che la sua figura possa unire anche quanti in vita non condivisero alcune delle posizioni, che egli, novello "Doge" volle sempre difendere con generosità e carattere determinato». E' questa la testimonianza del partito dei Popolari di Italia Domani (Pid) su Carlo Bernini. «Scompare - prosegue il Pid - non soltanto un pezzo di storia della nostra Repubblica, perché viene a mancare una figura di altissimo profilo politico e istituzionale, già ministro dei trasporti nel 1989 con il governo Andreotti, ma con Carlo Bernini il Veneto intero perde l'ultimo presidente democristiano. In effetti - osserva la nota - la sua sensibilità politica e il suo sincero attaccamento al territorio ci hanno trasmesso, ed influenzano ancora oggi, una messe di valori non negoziabili con cui tutti i giorni ogni servitore dello Stato è chiamato a confrontarsi». Per il Pid la «sua grande intuizione, ed insieme il suo insegnamento più alto, è stata quella di dedicare ogni energia per contribuire al rinnovamento economico ed industriale del Veneto fino a trascinarlo a rappresentare la forza locomotrice del Nordest, senza per questo negare l'importanza delle istanze sociali che hanno trovato negli anni Ottanta in lui un interlocutore attento e capace di immaginare quegli scenari federalisti ed europeisti di cui tanto si discute in questi giorni». «Piangiamo un uomo», concludono i Popolari di Italia Domani «capace di grandi doti di mediazione e coerente fino in fondo nelle sue scelte di partito, che ebbe il buonsenso di capire che un territorio si governa in loco e che non antepose mai i richiami e le sirene dei palazzi di Roma al bene della regione che amava e amministrava».

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