Cimitero di San Michele, pericolo crolliper l'erosione e il moto ondoso
Lavori urgenti di Veritas: trasferite tombe e ossari. Inevitabili disagi. Il terreno cede: voragini provocate dall’erosione. Nove mesi di cantiere

Venezia
Voragini al cimitero di San Michele. Il muro di cinta sta crollando, sotto la spinta dell’erosione e del moto ondoso. E il terreno ha ceduto in più parti, mettendo a rischio la tenuta degli ossari. Tanto che Veritas, l’azienda del Comune che ha in gestione il cimitero, ha deciso di avviare «lavori straordinari e urgenti» per mettere in sicurezza l’intera area. I lavori dureranno almeno nove mesi, e si dovranno smontare tombe e ossari che in questo momento sono «a rischio di crollo». Disagi per i familiari dei defunti e qualche problema per lo spostamento dei resti. «Saranno raccolti in cassette di zinco, catalogati e ospitati provvisoriamente presso l’archivio vecchio di San Michele», informa una nota di Veritas. Gli ossari saranno dunque smontati insieme ai sigilli (dal blocchetto verticale 24 al 42), e al termine dei lavori ricollocati al loro posto.
Un’emergenza annunciata, quella del cedimento statico delle mura e dei terreni del cimitero. Da tempo infatti i crolli e le crepe vengono segnalati lungo tutto il muro che costeggia il cimitero lungo il trafficatissimo canale di San Cristoforo. E’ la via d’acqua che porta dalle Fondamente Nuove a Murano e Burano, percorsa ogni giorno, soprattutto d’estate, da motoscafi e vaporetti a pieno carico lanciati a forte velocità, taxi, barconi, Gran Turismo e barche da diporto. Ripetuti e inascoltati gli allarmi lanciati dagli ambientalisti, dalle associazioni remiere e dai comitati dei cittadini. Il traffico selvaggio e la scarsità dei controlli hanno provocato crepe e cedimenti anche alla rinascimentale facciata della chiesa, opera di Mauro Codussi. Uno dei gioielli del Quattrocento veneziano è seriamente minacciato dai colpi inferti alle sue fondamenta dalle onde di migliaia di motoscafi che ci passano davanti ogni giorno. Tanto che qualche anno fa il Magistrato alle Acque ha avviato i lavori di consolidamento sulla chiesa e il piazzale, dove i marmi sprofondavano. Sono state piantate le palancole in ferro, mai più tolte per timore di contraccolpi sull’equilibrio del monumento. Risultato, il pontile Actv è stato spostato e il trasbordo dei feretri durante i funerali è stato vietato in quell’area, definita ad alto rischio, dopo che qualche anno fa la salma con i fiori era addirittura finita in acqua nella barca sballottata dalle onde.
Adesso tocca alla parte sud dell’isola. La mura di cinta presenta buchi e danni in vari posti. Mattoni sgretolati e fondamenta che hanno ceduto sotto i colpi del moto ondoso. Dall’altra parte, all’interno del cimitero, la crisi statica si ripercuote sugli ossari in marmo. Le buche sono ben visibili, e così l’abbandono dei sepolcri, in qualche caso bisognosi di manutenzione straodinaria. Protestano i familiari, che chiedono maggiori attenzioni per i defunti.
Così, passata la commemorazione del 2 novembre, Veritas ha decisio di intervenire e di «sgomberare» l’intero recinto V bis. Un’operazione che sarà fatta contattando i parenti dei defunti sepolti in quell’area. Ma potrebbe essere un’operazione destinata a ripetersi. Gli addetti al cimitero segnalano infatti altre situazioni a rischio nella parte terminale della mura. Che qualche anno fa è stata restaurata soltanto a metà. Soprattutto in condizioni di bassa marea, l’onda e il risucchio (la restìa) provocato dallo spostamento d’acqua delle grandi imbarcazioni, causano danni gravi alle fondazioni. Dopo l’abbandono dei frati francescani, che hanno lasciato l’isola due mesi fa, un’altra emergenza per il monumentale cimitero di San Michele.
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