Chiara, da Chioggia ai Mondiali
«Questo sport mi ha conquistato, sono un arbitro felice»

CHIOGGIA.
Nella vita di tutti i giorni il lavoro nello studio di famiglia - il papà è un noto architetto - e per mantenersi in forma l'istruttrice nel centro fitness Clodia di Sottomarina. Nei week end, invece,
Chiara Tomaz
indossa la camicetta zebrata da
arbitro
e va a dirigere le gare
di football americano
. E lo fa talmente bene che è stata designata per dirigere i mondiali femminili di football americano che si stanno svolgendo in questi giorni a Stoccolma.
Sport inusuale e prettamente maschile, cosa fa scattare la scintilla?
«Questa passione non è nata a Chioggia ma a Trieste, città da me frequentata per molti anni è iniziato tutto per puro caso nel 2004 quando sono andata a vedere una partita di football americano proprio a Trieste. Al momento non ci ho capito nulla, ma questo sport mi ha talmente affascinata che ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto fare l'arbitro. Nel 2006 ho sostenuto l'esame per addetta alle statistiche ed ho cominciato a frequentare l'ambiente, nel frattempo mi sono dedicata al gioco del flag football, una versione molto più soft. Poi il corso nell'ottobre 2007 e la prima partita a Udine il mese successivo».
E' faticoso fare l'arbitro di football americano?
«Dal punto di vista fisico, semplicemente palestra, pesi e cardio. Dal punto di vista intellettuale il football è uno sport con tantissime regole e quindi servono sempre ulteriori aggiornamenti».
Commenti degli amici?
«Tante volte qualcuno pensa di avere capito male quando dico che faccio l'arbitro di football, ma in generale tutti apprezzano molto. I miei genitori sono molto orgogliosi, come pure anche il mio moroso. Fa anche lui l'arbitro...».
Adesso una grande occasione, questo mondiale a Stoccolma
.
«Per me è una grandissima opportunità, un sogno che si avvera. Voglio dimostrare che chi mi ha scelto non ha sbagliato. Ma soprattutto voglio dimostrare a me stessa che volere è potere, e che anche se sono un arbitro giovane posso essere all'altezza e collaborare con chi è più esperto. Sarà dura ma per me il football americano è una droga, uno stile di vita, una forma mentis, con tutti i suoi riti ai quali non sarei più capace di rinunciare. Il football non è uno sport esclusivamente maschile ma solo uno sport tipicamente maschile nel quale, se ha carattere, anche una donna può trovare il suo spazio».
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