«Ce la faremo, ma serve l'aiuto di tutti»

Il segretario nazionale del Partito Democratico risponde alle domande dei lettori della «Nuova»
Arriva Walter Veltroni. Il leader del Pd domani alle 17.30 parlerà al Corso in un’iniziativa del partito per lanciare la candidatura di Davide Zoggia alla presidenza della Provincia. Veltroni giungerà a Mestre in mattinata, alle 10 sarà ricevuto dal sindaco a Ca’ Farsetti, quindi si trasferirà a Vicenza dove alle 15 inaugurerà la nuova sede del Pd provinciale. Quindi il ritorno a Mestre. In vista dell’arrivo di Veltroni la Nuova ha offerto ai lettori l’opportunità d’intervistarlo attraverso il sito. Dal 3 al 10 gennaio abbiamo raccolto le vostre domande, alle quali il segretario del Pd ha risposto senza sottrarsi ad alcun quesito. Per evidenti ragioni di spazio abbiamo sintetizzato e accorpato per temi le domande. Il risultato è un’intervista franca a tutto campo in cui Veltroni affronta tutti i temi sul tappeto.


Perché il Pd si è alleato con Di Pietro? Vale la pena di mantenere l'alleanza?

Prima delle elezioni politiche abbiamo stretto un patto con l’Idv che aveva partecipato correttamente al governo Prodi: il partito di Di Pietro si impegnava a sottoscrivere per intero il programma di governo del Partito democratico e a costituire con gli eletti nel Pd un unico gruppo parlamentare: Con quella legge elettorale era una scelta corretta e trasparente fatta su base programmatica. Dopo il voto Di Pietro ha scelto di fare un gruppo parlamentare proprio. Da quel momento esistono due forze distinte e diverse che condividono la loro posizione di opposizione al governo: il rapporto tra Pd e Idv è quello di due forze di opposizione che si confrontano in Parlamento su come contrastare l’iniziativa del governo. Ma questo vale anche nei confronti dell’Udc.


Che fare per risollevare il Pd?

Credo che l’unica strada sia quella di guardare ai problemi del Paese: il Pd deve saper dare le risposte che la destra non sa e non vuole dare alle difficili questioni di questa nostra Italia. Noi siamo il partito dell’innovazione e della modernizzazione del paese, dell’equità sociale,della lotta alla crisi economica. Per rilanciare l’iniziativa del Pd non servono alchimie interne bensì proposte serie e capacità di parlare al Paese.


In un partito nuovo serve una nuova classe dirigente. Non è il momento che i soliti noti facciano un passo indietro?

Nella recente riunione della direzione – e su questo non ho sentito voci di dissenso – ho parlato della necessità di far avanzare quel progetto di rinnovamento della politica, di innovazione e di apertura del Pd: bisogna che emergano giovani dirigenti, è necessario che abbiano voce, accanto alle forze politiche che hanno dato vita al Partito democratico, anche quei tantissimi che lontani e delusi dalla politica e dai partiti tradizionali hanno scelto di impegnarsi nel Partito democratico. Il rinnovamento è un fatto non solo anagrafico.


La posizione del Pd sul testamento biologico.

Il Pd è una forza che mette insieme in maniera produttiva culture e ispirazioni diverse: sui grandi temi etici tra cui anche quello del testamento biologico il partito e i suoi gruppi parlamentari stanno cercando e costruendo punti di unità avanzati: proprio nei prossimi giorni i gruppi di Camera e Senato si riuniranno per elaborare un testo comune. E’ questo uno straordinario passo in avanti rispetto al passato reso possibile proprio dalla nascita del Pd come terreno comune di culture diverse.


Ci sono speranze di andare a votare con una nuova legge elettorale?

L’attuale legge elettorale nazionale è frutto del governo di centrodestra: nella scorsa legislatura abbiamo tentato di introdurre nuove norme che collegassero fortemente elettori ed eletti. Purtroppo non ci siamo riusciti, ma torneremo a insistere nella cancellazione di norme sbagliate e che privano i cittadini di compiere fino in fondo le loro scelte.


Primarie: quando ci saranno primarie vere, come negli Usa?

Il Pd è l’unico partito italiano ad aver fatto dello strumento democratico delle primarie un punto fisso della sua vita interna. Negli altri schieramenti, negli altri partiti i candidati si scelgono nel chiuso nelle stanze o addirittura lo sceglie il capo. Le nostre sono state e sono delle primarie vere, quello che dobbiamo fare è trovare meccanismi e comportamenti che rendano chiaro a tutti che il confronto tra i candidati finisce quando c’è un vincitore e che da quel momento si lavora tutti insieme per il successo del candidato del partito o dello schieramento.


Pd diventato partito ultra-leggero, quasi inesistente. Nessuno chiede di tornare indietro, ma così non funziona. Serve un congresso.

No, non sono d’accordo. Il partito è in una fase di costruzione: è passato un anno – e che anno – dalla nascita del Pd. E’ già un fatto straordinario che siamo riusciti a svolgere una straordinaria campagna elettorale e che stiamo radicando il partito sul territorio. Un partito nuovo che non guardi semplicemente ai vecchi modelli (che per altro erano in crisi ormai da tanti anni) ma che sappia tenere insieme il lavoro volontario dei nostri militanti e l’opinione dei tantissimi cittadini che partecipano alle primarie e che possiamo convincere ad impegnarsi sempre più.


Sicurezza & immigrazione: ci sono sempre più extracomunitari che spacciano droga, compiono atti di violenza. Non è un problema di razzismo, ma di sicurezza. Cosa proponi di fare?

Credo che i temi della sicurezza e quello dell’immigrazione siamo quelli dove il fallimento delle politiche del governo è più grave. I reati non diminuiscono (anche se i giornali ne parlano di meno e la tv ha messo la sordina) e l’afflusso degli immigrati è cresciuto anziché diminuire. Sono questioni che si affrontano con serietà, non con i proclami e le minacce mediatiche. Il Pd su questi temi ha proposte serie che non si nascondono la situazione precaria in cui si trovano tutti quei cittadini, che sono quasi sempre nei ceti sociali più in difficoltà, ma rispondere non vuol dire alimentare le paure.


Per superare la crisi economica mondiale anche il Pd si accoda alle proposte dei potenti appoggiando il sostegno della grandi imprese automobilistiche, non è invece il momento di sostenere il trasporto pubblico?

Le cose non stanno così: noi abbiamo detto che il rilancio dell’economia deve avvenire proprio facendo leva su uno sviluppo basato sull’innovazione mirata alla difesa dell’ambiente. Qui ci sono grandi investimenti da fare capaci di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Altra cosa è dire che il settore dell’auto vada aiutato a superare una crisi durissima come si sta facendo negli Stati uniti e anche in Germania. Industria dell’auto non vuol dire necessariamente inquinamentio e trasporti privati contrapposti a quelli pubblici.


Perché per la candidatura di Davide Zoggia non sono state fatte le primarie?

Le scelte sulle candidature competono ai livelli locali del partito, lo dico senza ovviamente cercare di evitare la domanda. Qui a Venezia – in maniera fondata e corretta – si è scelto di confermare il presidente della provincia che chiudeva il suo primo mandato in maniera concorde in tutta l’alleanza che lo sostiene. E poi il lavoro di Zoggia è sicuramente positivo come testimonia lo stima che lo circonda. Non a caso anche nel sondaggio del Sole 24 ore è tra i presidenti che vedono crescere i loro consensi. E poi – qui il giudizio è personale – perché è davvero bravo e lavora nell’interesse dei cittadini.


Sono una costituente regionale del Pd delusa dalla piega che ha preso il partito. Prevalgono sempre le vecchie logiche, stiamo perdendo i giovani che avevamo coinvolto nelle primarie. Come facciamo a risollevarci?

Comprendo certe amarezze ma chiedo anche a te uno sforzo: le vecchie logiche, come tu le chiami, non vanno fatte prevalere e per questo serve l’impegno di tutti. Conto sul tuo.


Come si pone il Pd in relazione alla volontà dell'Eni di uscire dalla chimica (leggi Porto Marghera).

L’area di porto Marghera è un’area fondamentale per lo sviluppo del territorio veneziano e veneto. Vanno accelerate le bonifiche dell’area e va salvaguardata contemporaneamente la vocazione industriale, a partire da una chi,mica pulita e sicura. All’Eni chiediamo di fare fino in fondo la propria parte per non abbandonare le produzioni a Porto Marghera e per mantenere gli impegni presi.


La rappresentanza politica dei partiti si è semplificata con la nascita del Pd e del Pdl, non sarebbe utile che ciò avvenisse anche per la rappresentanza sociale (sindacato e organizzazioni di categoria)?

Per quanto riguarda le organizzazioni sindacali il problema non è tanto quello della semplificazione quanto quello dell’unità. Sono cadute le vecchie motivazioni politico-ideologiche delle divisioni tra sindacati e ora si può e si deve lavorare per ritrovare l’unità. Credo che questo sia un obiettivo possibile in tempi non lunghi e spero che ci lavorino tutti con generosità.


Ho un sogno mandare a casa il centrodestra in Regione, ma il centro-sinistra veneto resta rinunciatario, non si sta facendo niente per costruire una candidatura forte in vista del 2010. Dov'è il Pd regionale? Esiste un Pd regionale?

Sogno giusto. E credo anche realizzabile. Il Pd si sta radicando e lavora a costruire un programma serio sul territorio. Io credo che partendo da qui con proposte forti e innovative, con un ascolto dei problemi reali espressi dal Veneto ci si possa presentare agli elettori in maniera convincente e si possa costruire anche una candidatura forte, innovativa e rappresentativa. Ci sta lavorando il Pd veneto, ci sta lavorando l’intero Pd.


Il Pd è nato per aprire una nuova stagione anche nel veneto capace di farcia vere la fiducia e il consenso anche nell’elettorato distante. Per la scadenza regionale bisogna lavorare ad un programma fortemente riformista e legato ai problemi del veneto e a una candidatura forte e nuova che interpreti le aspettative della regione.

Quando sono stato in Veneto durante la campagna elettorale ho sempre trovato una grande attenzione all’esperienza del Pd e soprattutto alle proposte nuove che avanzavamo. Ora si tratta di avanzare sulla strada dei programmi e contemporaneamente di costruire consenso attorno al nostro partito, guardando a tutto l’elettorato e alle domande di innovazione e di modernità che si sono espresse in passato anche attraverso un voto lontano dal centrosinistra.


Sono una mamma precaria che ha perso il lavoro, cerco un posto part-time che non trovo perché non c'è. Chi aiuta le mamme in difficoltà come me?

Qui è la nostra critica più forte al governo Berlusconi: la crisi sta investendo drammaticamente la vita delle persone con particolare durezza verso chi ha un lavoro precario.. E’ stato calcolato che centinaia di migliaia di giovani prepari, man mano che andranno in scadenza i loro contratti finiranno si sta trasformando in disoccupati. E pensare che la prospettiva, fino a non molti mesi fa era quella della stabilizzazione. Noi siamo convinti che davanti alla crisi il governo stia facendo pochissimo, meno di quanto fanno gli altri grandi paesi industrializzati: la Germania impegna 2 punti di Pil pari a 50 miliardi di euro, gli Stati uniti varano giganteschi piani da centinaia di miliardi di dollari. E l’Italia? Poco e nulla. La nostra proposta invece è quella di usare contro la crisi almeno un punto di Pil, pari a 16 miliardi da destinare al sostegno ai redditi più bassi e a chi rischia di perdere il lavoro, cominciando dai precari. Pensiamo ad un sistema di welfare universale, ovvero a paracaduti sociali anche per i precari.


Questione morale: bisogna essere severi nella scelta dei nostri rappresentanti nelle istituzioni. Basta scandali.

Giusto. Nessuna incertezza se emergono casi di corruzione. Ma parto dal fatto che il centrosinistra e il Pd ha migliaia di amministratori (sindaci, presidenti dio provincia e regione, assessori) che sono bravissimi ed onesti e che sono una risorsa per il nostro Paese. Comunque sono stato il primo a dire che ogni elemento di opacità nell’amministrazione della cosa pubblica va rimosso. La questione morale c’è, è una questione politica che vogliamo affrontare. Noi lo diciamo, vorrei che si facesse la stessa cosa da parte di tutti i partiti.


Perché in politica non c'è una classe dirigente all'altezza di governare il Paese?

Il Pd è nato proprio per dare all’Italia quella grande forza riformista che non c’era mai stata e per cambiare la politica: quindi per dare spazio a nuovi gruppi dirigenti, facendo emergere i giovani e quanti rispetto ai vecchi partiti manifestavano sfiducia e disinteresse. Abbiamo appena iniziato ora su questo accelereremo


Oggi si parla molto di federalismo fiscale, la vera autonomia si realizza assegnando reali poteri alle Regioni e agli Ento Locali. Qual è il suo pensiero in merito?
Noi siamo da tempo un partito seriamente e convintamente federalista. Per questo, anche al di là delle tentazioni di qualcuno all’interno della maggioranza, abbiamo accettato di discutere della riforma federalista. So bene quanto questo tema sia sentito in Veneto. Mi colpisce come il primo provvedimento di questo governo che ha al suo interno una forza che fa del federalismo almeno a parole una ragion d’essere, abbia cancellato l’unico strumento fiscale nelle mani dei comuni. Noi abbiamo guardato con attenzione all’iniziativa dei sindaci veneti che in maniera bipartisan hanno chiesto di tenere sul territorio una quota della fiscalità nazionale. Crediamo che – al di là dello strumento che verrà individuato – il problema ci sia e le risorse vadano avvicinate al territorio. Comunque abbiamo presentato le nostre proposte sul federalismo discutendole e approvandole all’interno del governo ombra.


Quali proposte per una politica abitativa in Italia, rivolta soprattutto ai giovani?

Nel nostro programma elettorale avevamo individuato il problema della casa come centrale per le famiglie coi redditi più bassi e – forse soprattutto – per le nuove famiglie. Puntiamo ad una grande iniziativa di “social housing” che tradotto significa una nuova iniziativa di realizzazione di case popolari, che magari nascano assicurando attraverso delle convenzioni. Ovvero che, quando su realizzano nuovi quartieri in città, vi sia una quota di appartamenti ad affitto controllato.


Come risolvere la questione del precariato nelle università?

Certamente non come sta facendo il governo. Con quella che passa col nome di riforma Gelmini la nostra università subirà nuovi tagli e i primi a pagare saranno come sempre i precari. Il Pd ritiene che università e ricerca siano settori strategici, che se ci sono sprechi , duplicazioni errori questi vanno tagliati ma le risorse vanno reinvestite nell’università. I nostri giovani ricercatori sono una ricchezza spesso sottovalutata o addirittura sprecata.


Voglio sposarmi, ma io e la mia fidanzata non possiamo farlo perché siamo precari. Quando troveremo un lavoro?

Ecco, anche soltanto attraverso le vostre domande emerge che quella della precarietà è davvero una delle piaghe italiane. Credo che vada fatto su questo un grande passo in avanti: recentemente ho rilanciato una proposta che da tempo, come Pd, stiamo elaborando. Quella di un contratto unico per tutti a tempo indeterminato a garanzie crescenti: vuol dire che la selva contrattuale oggi esistente - all’interno della quale si finisce spesso per restare invischiati con passaggi da un contratto all’altro senza mai passare ad un contratto fisso - viene eliminata, che c’è un solo contratto che prevede un periodo di prova e di apprendimento ma che, in un tempo ragionevole, stabilizza il lavoro.


Nel programma del Pd c'è la proposta di commutare la pena di omicidio colposo in omicidio volontario per chi guida ubriaco o sotto l'effetto di droga?

Quello degli incidenti provocati da chi guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di droghe è una piaga tragica che fa le sue vittime specie tra i giovanissimi. Non so se quello da lei indicato sia lo strumento più adatto, certo è che l’impegno per ridurre gli incidenti e le vittime deve essere moltiplicato, anche appesantendo le pene. E soprattutto – ma qui il discorso vale anche per altri reati – rendendole effettive.


Politica delle alleanze a sinistra e dialogo con l'Udc.

Noi condividiamo con l’Udc la nostra collocazione all’opposizione. Da qui nasce un dialogo che c’è e che va approfondito per condurre meglio in parlamento una opposizione efficace e che sappia ottenere dei risultati concreti. Ma io quando penso alle alleanze per il Pd parto sempre dai contenuti: il Partito democratico deve saper mettere in campo proposte serie sui problemi delle persone e delle comunità. Attorno a queste proposte si costruiscono le alleanze. Mi è capitato di dirlo recentemente: l’obiettivo è quello di costruire in Italia una maggioranza riformista, non solo una maggioranza costruita dall’opposizione a Berlusconi.


Perché bocciate la proposta di Cacciari di costruire un partito federale? Il Nord non vi sta più seguendo.

Non abbiamo mai bocciato l’idea di un partito federale. Anzi, il nostro è un partito che nasce (nello statuto ma anche nel fatto che le primarie della nostra fondazione abbiano previsto l’elezione diretta dei segretari regionali) come un forte connotato federale su base regionale. E l’emergere di tematiche che coinvolgono più regioni, come quella che noi chiamiamo una questione del Nord, ha spinto anche il Pd sul territorio a cercare un forte coordinamento che si sta sperimentando in queste settimane.


Caso Alitalia: è una presa in giro.

Sì. E noi lo avevamo detto fin dall’inizio. Il governo in campagna elettorale ha fatto leva sul tema della “italianità” della compagnia di bandiera per bloccare la vendita ad Air France. A quel passaggio eravamo arrivati attraverso una “asta” pubblica e il vettore francese avrebbe acquistato Alitalia mantenendone il simbolo e il nome caricandosi del forte indebitamento dell’azienda, con tagli al personale dolorosi ma sempre minori rispetti a quelli che arrivano ora. Berlusconi ha bloccato la vendita, ha inventato una cordata di imprenditori ai quali è riuscito ad affidare Alitalia accollando però tutti i debiti agli italiani. L’operazione ci costa qualcosa come tre miliardi e per l’occupazione le cose vanno peggio. Insomma un disastro. Anche il Financial Times ha definito tutta l’oparzione un “inglorioso imbroglio” e gli italiani se ne sono accorti: un sondaggio ritiene che tirando le somme il 70 per cento dei nostri concittadini è convinto che ad averci rimesso sia il Paese.


Al Nord servono mani libere nella politica delle alleanze.

Non è questione di mani libere. Lo ripeto costruiamo i nostri programmi, le nostre proposte e confrontiamoci su questi alleandosi con chi sostiene stesse cose.


Dove si collocherà il Pd nel Parlamento europeo?

Il Pd è una esperienza del tutto nuova in Europa a cui guardano con interesse gli altri partiti riformisti. Quello che io ho detto incontrando i leader del Pse come quelli dell’Alde (il gruppo dei liberaldemocratici a Strasburgo) è che questa nostra esperienza vuol mantenere il suo carattere di novità. Quindi distinti dagli altri partiti, ma non distanti dal campo riformista che oggi è in gran parte raccolto nel Pse.
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