Causin lascia il Pd e guarda al Pdl

Per il consigliere pronto un posto di sottogoverno in Regione?
Andrea Causin
Andrea Causin
 
VENEZIA.
Andrea Causin saluta il Pd e se ne va. Dopo mesi di malesseri dichiarati e di addii paventati, il consigliere regionale di Martellago approda al gruppo misto. Sebbene nemmeno 24 ore prima avesse smentito una decisione imminente, ieri Causin ha inviato una lettera di commiato a Bersani. Nella missiva, spiega il motivo della decisione maturata per l'emergere di criticità inconciliabili con la sua storia e critica «l'ambiguità sui temi del lavoro e dell'economia, la scelta di tornare indietro rispetto alle primarie, la criticità delle posizioni prevalenti sui temi della bio-politica, l'aver puntato tutto sull'anti Berlusconismo, l'incertezza sulle alleanze e non da ultimo la scelta di costruire un apparato prevalentemente composto da ex Ds», scelte che definisce una «drastica inversione di tendenza rispetto al partito immaginato da Veltroni». Il partito «soprattutto al Nord è divenuto marginale per le ragioni che ho elencato - scrive ancora - e per le quali oggi non mi sento più a casa mia».  Un addio che arriva a pochi mesi da quello di Diego Bottacin, che si è incamminato Verso Nord. «L'uscita di due consiglieri non può certo intendersi come una secessione - sostiene il segretario regionale del Pd Rosanna Filippin - è una scelta privata e la decisione di Causin era nell'aria da tempo. Tuttavia, se il Pd gli piace così poco, per coerenza non ha che da dimettersi, visto che su quello scranno siede grazie al voto degli elettori democratici - aggiunge - la linfa del nostro partito è nella militanza e in particolare di una nuova generazione che si è affacciata alla politica quando Ds e Margherita già erano storia». Quanto alla «marginalità», aggiunge: «Queste difficoltà non nascono con Bersani, hanno radici più profonde. Oggi la sfida è più che mai aperta, ma senza un Pd forte nessuna alternativa può vincere davvero. Per chi crede il contrario, l'unico spazio è quello di avventure individuali senza sbocco». Eppure sembra proprio che Causin possa già contare su una valida alternativa. Tra i rumors che circolano da settimane, anche quello di un suo avvicinamento nientemeno che al Pdl, area Sacconi. Al consigliere sarebbe stata prospettata la possibilità di impegnarsi in un'associazione che opera nel campo dell'occupazione, con altri soggetti della società civile. Un appoggio esterno al Pdl, in attesa dell'ultimo salto. Al momento solo voci, non fosse per quel panegirico - quantomeno sospetto - che il ministro Sacconi gli dedica in serata: «Il Veneto trarrà vantaggio dalla maggiore libertà di azione di un bravo consigliere determinato ad affermare in ogni cosa la centralità della persona e a diffondere le esperienze sussidiarie affinché il federalismo non sia solo spostamento di potere dal centro al territorio, ma soprattutto opportunità di trasferimento di potere dallo Stato alla società». Una «serenata politica» che Filippin non gradisce: «Invece di esaltarsi per la scelta di un eletto che tradisce il patto con gli elettori, Sacconi dovrebbe riflettere sulla doppia secessione - di eletti ed elettori - in corso nel Pdl» taglia corto. (s.z.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia