Blitz di Extinction Rebellion a palazzo Papadopoli: no alla vendita di Venezia a un’élite. Attivisti identificati

Hanno steso uno striscione dal terrazzo dell’edificio storico acquistato da un magnate cinese e appeso manifesti sulla recinzione esterna: «Foglio di via al Comune per crimini ambientali»

Maria Ducoli
Il blitz ambientalista a Palazzo Papadopoli di Venezia
Il blitz ambientalista a Palazzo Papadopoli di Venezia

Il gioco delle parti, martedì 4 giugno a Venezia si è invertito: il foglio di via, quello che spesso dà la Questura agli eco attivisti che arrivano in centro storico a fare i blitz per l’ambiente, l’hanno consegnato loro, gli ambientalisti di Extinction Rebellion. E non era mica un foglio di via qualunque, un pezzo di carta bollata, no: si è trattato di uno striscione gigante, sulla tonalità del rosa che tutto sommato può ricordare una versione sbiadita del fucsia di Coraggio Italia, appeso sul balcone di palazzo Papadopoli. Al centro la scritta “Crimini ambientali: foglio di via al comune di Venezia”.

Caschetto in testa e corde alla mano, una lunga scala pronta per essere usata e due ragazzi che in pochi minuti hanno scavalcato il parapetto e srotolato il cartellone. «Palazzo Papadopoli è stato venduto a gennaio a un magnate cinese. È il simbolo della svendita di parti di Venezia a un’élite, il simbolo della mala gestione della città da parte del comune» spiegano gli attivisti, sottolineando come lo sfruttamento non sia solo ambientale ma ecosistemico, «che riguarda sia l’ambiente che la città stessa».

Per questo, sulle ringhiere del palazzo hanno appeso diversi manifesti contro l’amministrazione Brugnaro. «La cittadinanza veneziana,constatate le sentenze della corte europea di giustizia ordina al comune di Venezia di lasciare ogni carica istituzionale per l’accusa di crimini ambientali» recitano i cartelli che, inevitabilmente, hanno attirato l’attenzione dei tanti che sul mezzogiorno si trovavano a passare di lì, molto dei quali si sono fermati a scattare foto ai manifesti, poi rimbalzati sui social.

«A sei mesi dal giorno in cui le acque del Canal Grande sono state tinte di verde, Extinction Rebellion consegna un foglio di via da Venezia al sindaco e all’amministrazione comunale» hanno poi rivendicato sui loro profili social, richiamando alla mente quanto accaduto lo scorso 9 dicembre, quando la fluoresceina aveva tinto il Canal Grande all’altezza di Rialto , blitz che era costato ai giovani attivisti 7 fogli di via e 27 denunce. Il giorno stesso, sui social e in televisione, il sindaco Luigi Brugnaro aveva augurato il carcere e punizioni esemplari per chiunque avesse partecipato alla manifestazione.

Ora, cinque mesi più tardi, il Tar di Venezia ha negato la sospensione dei fogli di via, nonostante quasi tutte le denunce fossero state archiviate.

«Da un lato ci sono persone preoccupate che agiscono per lanciare l’allarme sulla crisi climatica. Dall’altro, l’amministrazione di Venezia che devasta e inquina da decenni il territorio, mettendo il profitto di fronte alla vita dei cittadini» hanno aggiunto, snocciolando qualche esempio, dai fanghi tossici di Marghera, allo Pfas nel suolo, il polo industriale di Porto Marghera, fino alle grandi navi in laguna e ai livelli di Pm10 alle stelle.

Ad azione finita, gli attivisti - veneziani e padovani- sono stati identificati ma stavolta non ci sono gli estremi per una denuncia. Il foglio di via solo a Brugnaro.

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