Bimbo “effeminato” «Siamo distrutti»
PADOVA. «Il suo terrore è che lo vadano a prendere a scuola. Ricorda benissimo la storia del bambino di Cittadella e non vuole fare la stessa fine». Ha 43 anni, lavora come consulente aziendale nel campo della sicurezza, è la madre del tredicenne veneto che il tribunale dei Minori ha allontanato dalla famiglia anche a causa - secondo il legale della donna - degli atteggiamenti effeminati che il ragazzino manifestava.
«La vittima è mio figlio anche se hanno distrutto un’intera famiglia», spiega la donna riferendosi alla decisione dei magistrati, «È un lutto quotidiano, il primo pensiero al mattino e l’ultimo la sera.
«Ho rassicurato mio figlio, gli dico sempre di stare tranquillo. Del resto mi hanno detto chiaro e tondo come funziona: o viene spontaneamente o lo fanno ricoverare con l’ambulanza. Farò in modo che vada spontaneamente. Ancora: «Appena è arrivato il decreto l’abbiamo letto insieme e per due giorni è stato un automa. Aveva paura di uscire da casa. Appena sentiva una sirena si aggrappava a me. Non dormiva, non andava a scuola».
Intanto, al tribunale dei Minori assicurano che la decisione presa non c’entra con gli atteggiamenti effeminati assunti dal tredicenne: «Non allontaniamo un minore dalla famiglia perché ha un atteggiamento effeminato. Noi non facciamo discriminazioni di natura sessuale o di tendenza. Il nostro interesse riguarda il comportamento complessivo di un minore se presenta o meno difficoltà», sostiene il presidente del tribunale per i Minorenni di Venezia, Maria Teresa Rossi che parla invece di un «disturbo di personalità».
Le fanno eco gli assistenti sociali del Veneto: «Come sottolineato dalla presidente del Tribunale dei minori di Venezia», scrivono in una nota, «non è possibile parlare di una decisione assunta solo a causa di atteggiamenti effeminati del minorenne», conferma la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto, Monica Quanilli. (e.f.)
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