Biennale Venezia, Brugnaro: «Non mi piace il padiglione Italia». Viene fischiato

«A me non è piaciuto», ha detto il primo cittadino lagunare, suscitando le proteste del pubblico che ha iniziato a fischiarlo 

Enrico Tantucci
L'evento di inaugurazione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia
L'evento di inaugurazione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia

Applausi, fischi e polemiche per l’inaugurazione del Padiglione Italia alla Biennale dei Venezia, alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. La grande installazione minimalista e sonora, basata sull’ascolto e sulla meditazione costruita dall’artista toscano Massimo Bartolini con il curatore Luca Cerizza vede infatti su fronti opposti Sangiuliano che l’ha scelta e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, vicepresidente della Biennale, che l’ha bocciata. Nel ruolo di mediatore si è esibito il neopresidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco.

Filo conduttore dell’opera di Bartolini è il suono, fatto di musica ma anche di silenzio, e l’ascolto: da qui un titolo, “Due qui – To hear”, che gioca con le parole Due Qui (two here) e To Hear (ascoltare) per assonanza con l’inglese. Un progetto corale che unisce scrittori e musicisti all’artista e che “produce” anche una sorta di concerto con la selva di tubi innocenti nella sala principale che diventano come canne d’organo da cui scaturisce la musica e tra cui ci si incammina come in un sentiero.

Al centro, una vasca circolare dove è possibile sedersi e meditare. Intorno a quella vasca ieri si sono seduti tutti, Sangiuliano, Brugnaro, Buttafuoco, il curatore e l’artista a spiegare il senso dell’opera. E qui è scattato l’incidente. Perché Brugnaro, in un empito fanciullesco – come tornato per un momento bambino – ha pensato bene di spruzzare all’intorno, ridendo, l’acqua della vasca. Suscitando l’ira funesta di Bartolini che lo redarguisce aspramente: «Abbia maggiore rispetto per chi ha lavorato e per l’opera d’arte».

«Questa vasca è come uno specchio», ha detto Bartolini, che poi non ha ritenuto di presenziare all’inaugurazione sul palco. E qui si è svolta la seconda parte della polemica, perché Brugnaro, al momento del suo intervento, è andato giù piatto: «A me il Padiglione non è piaciuto, io sono per il figurativo». E subito dalla platea degli inviati nel Giardino delle Vergini è partita una bordata di fischi nei suoi confronti. «Spero» ha aggiunto, guadagnandosi altri fischi «che in futuro non ci sia solo un artista. Sono stato rimproverato per avere messo le mani in acqua, ma penso che lo farebbe un bambino. Dico quel che penso, l’arte deve essere discussione».

Buttafuoco ha cercato di salvare la situazione, rivolgendosi al sindaco: «Hai messo i baffi alla Gioconda, atto artistico performativo per eccellenza», lodando però poi anche l’artista e il curatore. «Se il Padiglione non vi è piaciuto prendetevela con me» ha detto poi Sangiuliano nel suo intervento «che l’ho fortemente voluto, preferendolo ad altri due progetti, Ma se vi è piaciuto, rendetemene un po’ merito. Al centro di questo progetto di Bartolini e Cerizza c’è l’ascolto e mi ha subito colpito, emozionato. Le sue sonorità mi fanno pensare a quando si entra per la prima volta in chiesa e si ascoltano le musiche che preludono ad altre e l’intreccio di tubi Innocenti mi fa sempre pensare al terremoto a Napoli del 23 novembre 1980, quando tutto il centro storico della città ne venne riempito. Escono le esperienze personali, i ricordi».

Sangiuliano è intervenuto anche sui risvolti di geopolitica che si intrecciano alla Biennale: «Condivido in maniera totale l’appello alla pace fatto dal presidente Buttafuoco perché è la condizione esistenziale del futuro. La Biennale deve servire anche a costruire ponti per appianare le differenze. Quanto alla chiusura volontaria del padiglione di Israele, ho incontrato la curatrice e l’artista del Padiglione israeliano. Sono persone di altissima sensibilità umana. Spero che tutto questo finisca quanto prima».

Il ministro ha anche sottolineato che i 170 milioni di euro circa dei fondi Pnrr per la Cultura destinati alla Biennale e da utilizzare entro il 2026 sono monitorati regolarmente, in linea con gli obiettivi, e le gare per lavori e cantieri, soprattutto all’Arsenale, sono già partite. 

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