Aviere veneziano fra le vittime del C-130

Gianluca Larice, 39 anni, abitava a Treviso. Il dolore della famiglia e dello zio, giunto da Mestre
Il maresciallo Larice
Il maresciallo Larice
TREVISO. Solo mercoledì scorso Gianluca Larice aveva salutato il padre Luciano con la promessa di rivedersi presto, a Natale. Era partito da Treviso per Pisa, dopo un periodo di congedo. Tornava alla base militare, a quel lavoro che lo appassionava fin da quando era adolescente. Poco meno di un mese e sarebbe tornato. Ma ieri nella casa di via Monterumici sono arrivati due ufficiali dell’Aeronautica Militare. Così la famiglia Larice ha appreso la notizia della morte del trentanovenne maresciallo scomparso insieme ad altri quattro militari. Schiantati a bordo di un C130.


«Gianluca in ufficio non ci voleva proprio rimanere. Gli piaceva la vita nella base militare, partecipare alle missioni all’estero. Il volo, gli aerei erano la sua passione, non soltanto un lavoro. Mercoledì, quando ci siamo salutati si capiva che era contento di tornare a Pisa». Così, i colleghi di Istrana e gli amici arrivati ieri sera nella casa di via Monterumici per abbracciare i genitori disperati, descrivono Gianluca Larice.


Nato a Mestre, ma trasferito ancora bambino insieme ad una sorella più grande a Treviso, la mamma è morta quando lui aveva appena dieci anni. A sedici è entrato in Accademia e da quel momento non è rimasto nello stesso posto più di tre anni. Ha viaggiato di continuo. Prima, assegnato alla base militare «Dal Molin» a Vicenza, poi trasferito in Germania a Geilenkirchen, infine da due anni lavorava a Pisa nella 46ª Aerobrigata Aerea. Quegli aerei, i C-130, utilizzati dall’esercito per il trasporto merci, a bordo dei quali passava molto tempo, erano diventati il suo «posto di lavoro».


I Larice sono stati gli ultimi tra le cinque famiglie colpite dalla tragedia, ad essere avvertiti della morte del figlio. Per una serie di circostanze, l’Aeronautica Militare ha rintracciato il padre del maresciallo trevigiano solo nel tardo pomeriggio. Alle 18,30 due militari della base di Istrana si sono presentati nell’appartamento di via Monterumici, al civico 38. Lì davanti al teatro «Eden», al primo piano di una palazzina curatissima, vive il padre con la seconda moglie. Un compito difficile quello dei due ufficiali rimasti nell’abitazione per circa mezz’ora. Oggi torneranno per accompagnarli a Pisa.


Da quel momento, la luce dell’appartamento, è rimasta accesa fino a notte fonda. Nonostante l’ora, appena la notizia della morte di Gianluca è cominciata a circolare, in via Monterumici è iniziato il viavai di parenti e amici.


Con le spalle curve dal peso di un dramma piombato all’improvviso, alle 20,30 è arrivato lo zio di Gianluca, l’unico della famiglia ad essere rimasto a vivere a Mestre. In lacrime, scortato da un altro militare, si è rifugiato nella palazzina per abbracciare il fratello più anziano.


Gianluca era partito da Treviso appena una settimana fa. Gli era stato concesso un periodo di congedo e aveva deciso di trascorrere questi giorni proprio insieme al padre Luciano. La famiglia sapeva che si trattava solo di una parentesi, che non avrebbe mai lasciato la vita in missione, per un lavoro in ufficio, magari nella base più vicina, ad Istrana. Forse, per un momento, ci aveva anche pensato, Gianluca a mettere radici e restare a Treviso. Si era comperato un appartamento ad Istrana, ma proprio in questo periodo aveva deciso di venderlo, per acquistare casa a Pisa. Di questo padre e figlio avevano parlato in questi giorni. Il padre si era comunque abituato di vedere il figlio, partire con addosso la sua divisa blu e con la valigia in mano.


Marterdì sera, prima di tornare a Pisa, Gianluca si era concesso una «rimpatriata» con i vecchi amici di Treviso. Tra loro, c’erano diversi militari che lavorano nella base di Istrana, che hanno fatto una scelta di vita diversa, ma che appena il loro amico tornava a Treviso, organizzavano una cena tutti insieme. Ed era stato proprio lui, come sempre, il protagonista della serata. Gli amici sapevano qual’era l’altra sua passione: la musica, il canto. In tutte le serate, anche quelle organizzate nelle basi militari per il Natale o altre ricorrenze, Gianluca veniva sempre invitato a cantare. E a lui, che evidentemente sapeva vivere le varie situazioni con la stessa compostezza, piaceva animare le serate.


Anche questo ricordavano ieri gli amici, militari con le lacrime agli occhi con le mogli vicino. Gianluca non era sposato. Negli ultimi tempi aveva però incontrato una compagna con cui, forse, aveva deciso di condividere la vita. E quella casa a Pisa rappresentava qualcosa di più che il desiderio di avere un posto tutto per se. Forse era un progetto di vita. Quel futuro stroncato in quell’ultimo volo.

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