«Autonomia, voto alle Camere nel 2019»

Martedì il governatore Zaia incontra a Roma il ministro Stefani: «Riparte la trattativa, entro l’anno puntiamo all’intesa»
PUCCI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - CONFRONTO CANDIDATI IN REDAZIONE.
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VENEZIA. Riparte il confronto tra la Regione Veneto ed il Governo sull’autonomia. Con l’intenzione di perfezionare l’intesa entro l’anno, per poi recapitarla alle Camere per il varo definitivo. Il presidente della Regione, Luca Zaia, accompagnato dalla delegazione veneta che tratta con Roma, incontrerà martedì prossimo a mezzogiorno, presso il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie, a Roma il ministro Erika Stefani per l’avvio ufficiale del negoziato. La trattativa – specifica Palazzo Balbi - riguarderà l’autonomia ex art. 116, comma 3, della Costituzione. In altre parole si riparte dalla pre-intesa quadro tra Governo e Regione del Veneto – ma anche con Lombardia ed Emilia Romagna – sottoscritta con il sottosegretario Gianclaudio Bressa, il 28 febbraio. Non si tratta della prima tappa del negoziato sulle 23 competenze richieste dal Veneto, ma dei preliminari del nuovo percorso. Con queste tappe: la stipula definitiva dell’intesa entro la fine del 2018, per poi calendarizzarla alle Camere e farla votare entro l’estate 2019. Un anno, dunque, di gestazione, come mette in conto lo stesso Zaia. «Non è passato giorno, da quando il ministro Stefani ha ricevuto l’incarico, che non ci siamo sentiti su questo argomento. Lei già conosceva bene la materia, in questi giorni ha potuto approfondirla ancora meglio e sa, dunque, quali sono le nostre attese. E i tempi ed i modi di maturazione».

Nessuna materia sarà prioritaria rispetto alle altre? «Nessuna», risponde il governatore, che aggiunge: «E, si badi, noi vogliamo portarle a casa tutte e 23. Non faremo sconti a nessuno». Decisa pare anche il ministro Stefani, che questa settimana incontra anche i Governatori di Lombardia, Emilia Romagna e Liguria, per tracciare percorsi che potranno essere diversi come diversi potrebbero essere gli accordi. Una specie, insomma, di regionalismo differenziato, cioè a geometria variabile. Un regionalismo sostanziato non solo da competenze, ma anche da “maggiori risorse”, come ha riconosciuto lo stesso ministro in questi giorni.

«Certo è che il referendum ha dato al Veneto più peso – interviene Zaia -, allo stesso modo alla Lombardia. E se ne p avvantaggiata proprio quella democrazia partecipativa di cui si parla nel contratto di governo». Come dire che Roma ne dovrà tener conto». Detto? Fatto. Almeno sulla carta. «È certo che il messaggio arrivato da Veneto e Lombardia con i referendum consultivi – ha dichiarato Stefani - è stato molto forte e significativo della volontà popolare».

Il dossier che il ministro ha già fra le mani comprende una prima parte, recante le Disposizioni generali, e una seconda parte, composta da quattro allegati (relativi rispettivamente alle materie Politiche del Lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’Ecosistema), e da un addendum sui rapporti internazionali e con l’Unione europea. Il pre accordo riconosce, ad esempio l’autonomia regionale in materia di politiche attive del lavoro sia legislativa sia, di conseguenza, quella organizzativa, permetterà alla Regione di incidere sulla qualità del servizio scolastico, avendo un maggio ruolo nella programmazione dell’offerta di istruzione, in materia sanitaria consentirà di rimuovere i diversi vincoli di spesa posti dalla normativa statale. L’intesa mette le basi per un ruolo più incisivo della Regione ampliando e valorizzando gli spazi di intervento in materia ambientale. Ad esempio di difesa del territorio dalle frane e dalle esondazioni, gestita in piena autonomia.

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