Alberto Trentini, compleanno in carcere a Caracas. Gli amici: «Ti aspettiamo a casa»

Domenica 10 agosto il cooperante veneziano ha compiuto 46 anni. Gli auguri di chi si sta mobilitando per liberarlo. E’ rinchiuso in un cella in Venezuela da nove mese

Una manifestazione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano rinchiuso in carcere in Venezuela
Una manifestazione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano rinchiuso in carcere in Venezuela

Un compleanno senza festeggiamenti, candeline, sorrisi. Dal calore dell’affetto dei genitori, Armanda ed Ezio e degli amici. Un compleanno in cella, nel carcere di El Rodeo a Caracas, per il cooperante del Lido di Venezia, Alberto Trentini, che domenica 10 agosto ha compiuto 46 anni.

Lontano, rinchiuso dietro le sbarre, in un carcere noto per le condizioni difficili in cui sono tenuti i detenuti, ma sempre nel pensiero degli amici veneziani. L’hanno ricordato quelli dell’associazione Articolo21, che da mesi si stanno mobilitando per la sua scarcerazione: «Buon compleanno Alberto, ti aspettiamo a casa. Sei nei nostri pensieri, non sei solo».

In una giornata che avrebbe dovuto essere di festa, il pensiero è inevitabilmente volato in Venezuela, dove Trentini si trova da nove mesi. «Probabile che non abbia ricevuto i nostri auguri» commenta Giuseppe Giulietti di Articolo21, «ma noi continueremo insieme ai suoi amici e alla sua legale, Alessandra Ballerini e a chi non ha mai smesso di lottare per la sua liberazione».

Il veneziano Alberto Trentini
Il veneziano Alberto Trentini

268 giorni di detenzione

Accusato genericamente di «cospirazione e terrorismo» dal governo Maduro, mentre stava lavorando nel Paese sudamericano per l’Ong Humanity & Inclusion impegnata nell’assistenza umanitaria alle persone con disabilità, Trentini si trova in carcere dal 15 novembre scorso. Nei suoi 268 giorni di detenzione, il 46enne ha potuto chiamare a casa solo due volte, a maggio e a fine luglio. Telefonate per rassicurare i genitori sulle sue condizioni di salute, ribadendo di star assumendo regolarmente i farmaci contro la pressione alta.

La missione sfumata

A fine luglio, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha nominato Luigi Vignali, direttore generale per gli italiani nel mondo, inviato speciale della Farnesina a Caracas, con l’obiettivo di sollecitare la liberazione di Trentini. Tuttavia, la prima missione esplorativa della scorsa settimana non è andata a buon fine: a Vignali è stato negato il permesso di entrare nel Paese e, di conseguenza, l’incontro è stato rinviato, verosimilmente di un paio di settimane. Alla base del mancato permesso all’inviato speciale italiano, ci sarebbe il mancato raggiungimento, a Caracas, di una posizione comune su come affrontare la questione.

«È il governo venezuelano che decide se far avere un colloquio o no. Stiamo cercando di fare tutto il possibile ma non è così semplice» aveva sottolineato Tajani dopo il no del governo Maduro, confermando lo stand-by della missione italiana.

L’appello della famiglia

Per la famiglia del cooperante, la missione sfumata è stata l’ennesima batosta, in nove mesi carichi di apprensione per quel figlio in carcere dall’altra parte del mondo.

«Dopo quasi nove mesi di detenzione Alberto deve tornare a casa», erano tornati a chiedere i genitori la scorsa settimana, «confidiamo che il dialogo possa proseguire». —

 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia