Al Lido l'en plein dei grandi maestri
In concorso e negli eventi i registi che hanno fatto la storia recente del cinema

Mostra dei Maestri. Mostra delle Star. Mostra dei registi in giuria: chi li metterà d'accordo? Mostra della guerra, fuori e dentro di noi. Mostra di transizione verso un nuovo palazzo del cinema e forse verso un nuovo direttivo, ma anche mostra del rilancio e dell'orgoglio leonino contro la lupa feroce capitolina. Queste, in sintesi, alcune delle chiavi interpretative della 64ª Mostra come sono apparse in queste ultime settimane sulle pagine dei giornali.
Se il leone tornerà a ruggire ce lo diranno i film, per ora il simbolo marciano è lì, sul lungomare, sceso dai piedistalli, riparato in sottoscala indegni del suo ruggito, o in fila indiana in attesa della maestra che sappia in che aula riportarli. Spazzati via dall'enorme palla felliniana che lascia aperti squarci inquietanti. Forse è questo il codice che ci deve spiegare la Mostra di quest'anno; forse per questo si apre con un film choccante sin dal titolo come Atonement di Joe Wright, tratto da uno scrittore ancora più dirompente come Ian McEwan. Riuscirà il Festival, "la forma Festival" di cui si discute spesso, a ridare ancora forza dirompemte a un concorso, a una selezione di decine e decine di opere? Perché qui, a differenza di una Biennale d'Arte, fondamentale è il ruolo del direttore. Questo lavoro "in levare" ha spesso prediletto alcune zone e alcune scuole: oggi la selezione appare più omogenea e le aree, artistiche e geografiche, maggiormente rappresentate.
Le premesse ci sono tutte perché la Mostra faccia bella figura. Il Lido no, è la solita plaga desolata dove i prezzi hanno già avuto le loro consuete correzioni verso l'alto, con un'impennata che farebbe contento il peggior speculatore di Wall Street. Ma questa è la solita vecchia storia. Cosa seguire, allora? I gusti sono diversi e qui ce n'è per tutti. E così se il glamour e la prassi impongono di seguire la selezione ufficiale, fuori e dentro il concorso (oltre tre film al giorno), di cose curiose e interessanti ve ne sono ovunque. Come la retrospettiva sulla stagione degli spaghetti western, forse sopravvalutata, ma che presenta una rassegna esaustiva che difficilmente circolerà altrove, in momenti meno nervosi. E dato che al Lido la difficoltà di reperire i biglietti è altissima, perché non spostarsi a Venezia, o restare a Mestre e Marghera nelle proiezioni decentrate di Esterno Notte?
Tra le molte attese, vi sono anche alcuni interrogativi. Per esempio: riuscirà Kenneth Branagh a togliersi le maschere shakespeariane per dar spazio ai drammatici intrighi di Harold Pinter (Sleuth)? Ce la faranno i nostri eroi d'oltre oceano (da De Palma, Redacted, a Haggis, In the Valley of Elah) a scrollarsi di dosso la dimensione embedded della cultura statunitense dell'era Bush? E in che modo porteranno la loro denuncia contro la guerra sugli schermi? Cosa riuscirà ancora a dire di nuovo il maestro della coerenza, il compagno Ken Loach, sul libero mercato (It's a free word)? E Greenaway, Michalkov e Rohmer riusciranno a rimettersi in gioco o mostreranno altre dignitosissime edizioni della loro seriale filmografia? Che aspettarci poi dal cinema italiano, sempre in bilico tra il rilancio e l'oblio? I nomi di Marra, Franchi e Porporati sono "belli", speriamo lo siano anche i film. E poi i maestri di cui si è detto (Allen, De Oliveira, Kitano, Ang Lee) che sono spesso una garanzia assoluta. Altrimenti prevarrà la palla. Fuori e dentro il muro.
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