Sondaggio choc sui femminicidi: «Ora lo studente incontri i parenti delle vittime»

La proposta dell’assessore regionale all’Istruzione, Mantovan: «Così si fa capire la gravità di quello che è successo». Bussetti, Ufficio Scolastico regionale: «Campanello d’allarme, non possiamo voltarci dall’altra parte»

Sabrina Tomè
Il sondaggio choc di uno studente di Bassano del Grappa
Il sondaggio choc di uno studente di Bassano del Grappa

Un incontro tra lo studente del liceo di Bassano che ha lanciato in chat il sondaggio choc sui femminicidi ( “chi meritava di più di essere uccisa tra Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano? ”) e le famiglie delle vittime.

A proporlo l’assessora regionale all’Istruzione Valeria Mantovan. Che sta valutando un contatto, nei prossimi giorni, con le istituzioni scolastiche interessate. «Trovo agghiacciante una simile vicenda: ci ha lasciati basiti e spiazzati», la premessa, «Non voglio generalizzare perché non tutti i nostri ragazzi sono così e al riguardo mi complimento con quelle studentesse che hanno segnalato l’episodio, dimostrando senso di responsabilità. Ho fiducia nella nuove generazioni».

Sul ruolo della scuola e in particolare del liceo bassanese frequentato dallo studente, l’assessora suggerisce un percorso: «Immediatamente dovrebbe essere coinvolta la famiglia per capire se questo ragazzo abbia dei disagi o se sia stato un prendere alla leggera una tematica di assoluta importanza. Consiglierei agli educatori e alla famiglia di far incontrare i genitori delle donne uccise, in modo da far comprendere la gravità di quello che è successo e di quello che è stato detto».

Sondaggio sui femminicidi: perché non sono “solo” parole
Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio

Quanto ai possibili risvolti penali «mi auguro che la via da intraprendere nei confronti del ragazzo, essendo minorenne, sia quella correttiva piuttosto che afflittiva. E dunque occorre coinvolgere la famiglia, responsabilizzarla, mettere lo studente di fronte ai drammi successi. E intraprendere un percorso con psicologi dedicati».

Mantovan non nasconde le difficoltà: «C’è un percorso ancora molto in salita da fare con i nostri giovani. C’è un allarme sociale lanciato da molti educatori in Europa, sul fatto che molti ragazzi sono colpiti da disturbi dell’umore; ora abbiamo anche questa sorta di pandemia psicologica da affrontare e la dobbiamo fare tutte insieme, con le famiglie».

Marco Bussetti, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto parla di un campanello d’allarme e della necessità di tenere alta la guardia. E si sofferma sul pericolo socia.

Sondaggio choc di uno studente sui femminicidi: «Chi meritava di morire?»

«Ancora una volta le chat e i social si dimostrano strumenti incontrollabili e pericolosi, soprattutto nelle mani dei più giovani», afferma Bussetti, «Quello che è accaduto fa orrore, tanto più perché coinvolge studenti verso i quali ogni giorno la scuola, con impegno incessante, cerca di trasmettere quotidianamente il rispetto, la cura e la solidarietà verso le persone.

Di fronte a un episodio tanto grave quanto inaccettabile di violenza verbale e sessista, consumato in una chat tra studenti, esprimo a nome dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto la più ferma condanna.

Nonostante il grande lavoro svolto quotidianamente dalle scuole, con numerose azioni di formazione e sensibilizzazione siamo ancora costretti a registrare episodi che offendono la dignità delle persone, in particolare delle donne. È un campanello d’allarme che ci deve spingere a non abbassare la guardia».

E sul ruolo della scuola: «Ribadisco con ancora più forza e fermezza l’impegno della scuola affinché tutto questo finisca e scompaia dal panorama degli eventi della scuola». Il direttore esprime vicinanza e solidarietà alle vittime e alle loro famiglie «colpite da un gesto tanto vile quanto doloroso.

La scuola non può e non deve voltarsi dall’altra parte. Continueremo a lavorare come stiamo facendo per educare i nostri studenti al rispetto dell’altro, come previsto dalla nostra Costituzione e come deve avvenire in ogni società civile. La scuola ha il compito fondamentale di preparare le future generazioni a essere accoglienti, inclusive».

Diverse le reazioni delle famiglie delle vittime. Gino Cecchettin ha preferito non commentare per «lasciare spazio alla riflessione e agli approfondimenti necessari da parte delle istituzioni competenti». Un richiamo a una presa di responsabilità.

Durissima la reazione di Chiara Tramontano, sorella di Giulia, uccisa a 29 anni e al settimo mese di gravidanza nel Milanese dal fidanzato Alessandro Impagnatiello.

«L’autore di questo messaggio meriterebbe di essere ricordato per la sua goliardia – ha scritto Tramontano su Instagram – perché non ci fai sapere come ti chiami e quali animali ti hanno educato? Perché si tratta di questo: siete mele marce di un albero da abbattere. Ci sarà almeno uno dei genitori dei votanti del sondaggio che chiederà scusa ai familiari delle vittime? Si fa presto a dire scusa. Quelli come voi uccidono due volte.

Non parlateci di famiglie educate che generano mostri. Sono i genitori il primo fallimento, poi l’animale che hanno educato». 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia