Omicidio di Gemona: la calce per coprire il corpo di Alessandro Venier acquistata su Amazon
Non è stato ancora chiarito se l'approvvigionamento del materiale sia stato fatto prima del delitto - nel qual caso si configurerebbe la premeditazione del reato - oppure in seguito al sezionamento del corpo in tre parti. Mailyn Castro Monsalvo, la cittadina colombiana accusata dell'omicidio del compagno ha avuto un malore all'interno del carcere di Trieste che ha costretto i sanitari a chiedere l'intervento di un'ambulanza. Rinviato l’interrogatorio

La calce viva che è stata utilizzata per coprire i resti di Alessandro Venier, ucciso e fatto a pezzi dalla mamma e dalla compagna, è stata creata apposta dalle due donne per neutralizzare l'odore del cadavere dell'uomo nascosto in un bidone dell'autorimessa. La stessa calce è stata acquista su Amazon e gli inquirenti hanno già tracciato l’acquisto.
Lo si apprende da fonti investigative: è quanto emerso nel corso dell'interrogatorio di giovedì sera della mamma della vittima, che ha confessato.
Non è stato ancora chiarito se l'approvvigionamento del materiale per l'edilizia, utilizzato per evitare che i vicini avvertissero il cattivo odore emesso dalla decomposizione del corpo, sia stato fatto prima del delitto - nel qual caso si configurerebbe la premeditazione del reato - oppure in seguito al sezionamento del corpo in tre parti.
Per stabilire questo elemento con certezza occorrerà attendere anche l'esito dell'interrogatorio del convivente della vittima e individuare i relativi riscontri sul cadavere. Al momento non è stato ancora stato affidato l'incarico per l'autopsia.
Malore in carcere per Mailyn
Mailyn Castro Monsalvo, la donna di 30 anni, cittadina colombiana accusata dell'omicidio del compagno Alessandro Venier, di 35 anni, ha avuto un malore all'interno del carcere di Trieste che ha costretto i sanitari a chiedere l'intervento di un'ambulanza. La donna è stata quindi condotta in ospedale per una visita urgente: le sue condizioni non sarebbero gravi. Lo ha reso noto il suo avvocato di fiducia, Federica Tosel, all'uscita dal penitenziario. "Di comune accordo con il pm è stato deciso di rimandare l'interrogatorio - ha aggiunto il legale udinese - prima ancora che i medici della struttura chiedessero l'intervento del 118, la mia assistita era apparsa confusa e spaesata, una condizione che avrebbe reso comunque impossibile un interrogatorio, anche perché nemmeno a noi aveva riferito alcunché di utile alla sua difesa".
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