Gioielli di Napoleone sottratti al Louvre, quel maxi furto al Ducale sette anni fa
Nel gennaio 2018 vennero sottratti i preziosi dalla mostra sulla collezione Al Thani. Le indagini e la rete delle “Pink Panthers”, le Pantere Rosa

Stanno rimbalzando in tutto il mondo le immagini del furto di gioielli di Napoleone al Louvre. Ma a Venezia, la memoria va dritta a sette anni fa, al colpo milionario messo a segno a Palazzo Ducale. Protagonisti allora – sempre e comunque – gioielli, dall’esposizione “Tesori dei Moghul e dei Maharaja: la Collezione Al Thani”. Siamo nel 2018, nei primi giorni di gennaio: è l’ultimo giorno di apertura della mostra, blindata come Fort Knox. I ladri entrano come fossero turisti: acquistano i biglietti d’ingresso, percorrono i gradini della scala d’oro, varcano la porta della sala dello Scrutinio, forzano una teca come se nulla fosse e sottraggono una spilla e un paio di orecchini di Cartier in oro, platino e diamanti del XX secolo. La Sala dello Scrutinio nel frattempo viene chiusa e i visitatori trattenuti al suo interno per i primi accertamenti, i guardiani fanno il giro di corsa, le radio interne gracchiano ordini; insomma, il parapiglia copre i ladri che ne approfittano per ritornare sui propri passi e guadagnare l’uscita attraverso la Porta della Carta.
La svolta nel novembre 2018 e le Pink Panthers
C’è voluto quasi un anno, nel massimo riserbo, ma nel novembre del 2018 vengono arrestate cinque persone sospettate del furto. E così è finito in manette il 65enne croato Vinko Tomić, secondo gli investigatori, la mente del furto. Una persona con diverse identità, già ricercata in Svizzera per un furto di diamanti del valore di 8 milioni di franchi svizzeri all'esposizione «Baselworld 2011», e per gli inquirenti legata a numerose rapine commesse in tutto il mondo. Tomić sarebbe associato alle “Pink Panthers”, rete internazionale protagonista di furti e rapine in diversi Paesi. Era stato lui, secondo la polizia, a prelevare materialmente un paio di orecchini e una spilla del valore di due milioni di euro dalla teca della Sala dello Scrutinio al Palazzo Ducale di Venezia. Per organizzare il colpo si era avvalso dell'aiuto di cinque complici, di cui tre di nazionalità croata e due serba.
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