Leccio crollato a piazzale Roma, dal Comune di Venezia mesi fa l’ordine di abbatterlo

L’incidente del 2 giugno. Il documento amministrativo è ora agli atti dell’inchiesta penale. Verifiche per capire perché il taglio non sia stato eseguito

Eugenio Pendolini
Il leccio caduto a piazzale Roma (foto Interpress)
Il leccio caduto a piazzale Roma (foto Interpress)

Non era rimasta inascoltata, la segnalazione da parte degli esperti della ditta Demetra sulle pessime condizioni di salute del leccio di piazzale Roma, in termini di staticità e di salute. Anzi. In conseguenza di quel parere tecnico, gli uffici tecnici del Comune di Venezia avevano infatti messo nero su bianco un preciso ordine di abbattimento della pianta.

Il documento, ora finito agli atti dell’inchiesta del pubblico ministero Christian Del Turco e coordinata dal procuratore vicario Stefano Ancillotto, risale addirittura a mesi e mesi prima che l’albero si schiantasse lo scorso due giugno, travolgendo un gruppo di invitati ad un matrimonio.

Quel leccio, quindi, era attenzionato da tempo e doveva essere abbattuto perché la sua pericolosità era diventata evidente. Ma allora come mai è rimasto al suo posto fino a giugno? Quell’ordine di abbattimento era stato regolarmente comunicato al Consorzio Zorzetto che segue il monitoraggio delle piante pubbliche del Comune, per conto dell’Ufficio del Verde pubblico? E se sì, come mai non ne è stata data attuazione?

Punti interrogativi tutt’ora in piedi e sui quali si dovrà concentrare, ora, l’inchiesta della Procura di Venezia in attesa delle prime iscrizioni al registro degli indagati di tutte le persone che potrebbero essere (in questa fase, in via del tutto ipotetica) responsabili di quanto accaduto.

Fino a questo momento, l’inchiesta ha chiarito che gli esperti della Demetra si erano effettivamente accorti che il leccio versava in cattive condizioni di salute e di staticità, ma non spettava loro - secondo quando prevede la procedura, stando alle prime indagini in corso - indicare se l’antica pianta andasse tagliata oppure sostenuta con dei tiranti. Il loro compito era infatti solamente quello di esprimersi sulla salute di una pianta i cui problemi erano apparsi evidenti da tempo. L’ultima parola spetta, in questi casi, al Comune.

Come detto, però, il monitoraggio era stato attivato. Tant’è che pochi giorni dopo l’ultimo sopralluogo a piazzale Roma, l’albero ha ceduto, sotto il peso delle sue ampie fronde non sorrette da un tronco ormai reso marcio probabilmente dall’attacco di un fungo parassita, ferendo in maniera gravissima la mamma trentenne di due bimbe, colpita alla testa e al corpo, ed altre quattro persone.

Da quel due giugno, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la catena di comando tra il Comune, l’azienda incaricata della manutenzione del verde pubblico, ovvero il Consorzio Zorzetto, e l’azienda cui si rivolge il Consorzio per le perizie sugli alberi.

Nel frattempo, nelle scorse settimane il pubblico ministero ha incaricato l’agronomo Lucio Montecchio (docente all’Università di Padova) di dare un “perché” allo schianto improvviso del grande albero. Come detto, il fascicolo per lesioni gravi resta al momento senza indagati, in attesa di ricostruire tutti i passaggi formali tra gli uffici del Comune e della cooperativa.

Quando questi aspetti saranno chiariti, portando così all’individuazione di coloro che ipoteticamente saranno chiamati a rispondere dell’accaduto, le parti potranno nominare propri consulenti e dare il via all’incidente incidente probatorio per stabilire se l’albero andasse abbattuto dopo la segnalazione di Demetra e, nel caso, come mai non sia stato dato seguito all’ordine di abbattimento del Comune.

Da quell’episodio, altri 92 alberi sono stati dichiarati a rischio crollo dal Comune, che ne ha poi risposto l’abbattimento. Oltre ad un altro leccio sempre a piazzale Roma, è quanto successo ad esempio anche per i sette alti tigli in viale Garibaldi o attorno alla rotonda di Corso del Popolo. Alberi che, una volta abbattuti, dovranno essere rimpiazzati come prevede la legge.

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