Carabinieri uccisi a Castel d’Azzano, la Procura indaga i fratelli per strage
Un unico funerale alla Basilica di Santa Giustina a Padova venerdì 17 ottobre per i tre militari morti nell’esplosione. I reati ipotizzati nei confronti dei fratelli Ramponi, oltre alla strage sono la detenzione di esplosivo, il crollo e le lesioni gravissime

I funerali dei tre carabinieri deceduti si terranno nella Basilica di Santa Giustina a Padova venerdì 17 ottobre. Lo ha fatto sapere il Comando della Legione carabinieri Veneto. Prima del funerale si terrà la camera ardente, sempre a Padova, presso il Comando della Legione Veneto dell'Arma.
In memoria di Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, i tre carabinieri deceduti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiesto al Consiglio dei ministri di rispettare un minuto di silenzio. Per le vittime sono stati disposti i funerali di Stato e il lutto nazionale.
I reati ipotizzati per i tre fratelli
Il procuratore Raffaelle Tito ha inoltre disposto accertamenti sulle vicende giudiziarie della famiglia Ramponi, e la sussistenza di eventuali accertamenti di carattere sanitario avvenuti in passato.
Per quanto riguarda i tre fratelli la procura di Verona, oltre alla strage, ipotizza altri reati accessori quali la detenzione di esplosivo, il crollo e le lesioni gravissime, ai danni dei 25 feriti tra militari, poliziotti e vigili del fuoco. L’interrogatorio ai tre fratelli si svolgerà giovedì 16 ottobre.
Le condizioni dei feriti
Migliorano le condizioni dei due carabinieri ricoverati all’ospedale di Borgo Trento in seguito all’esplosione di Castel d’Azzano. Per uno di loro, ricoverato al Centro grandi ustionati, la prognosi è stata scelta. Restano riservate le prognosi dell’altro carabiniere e di Maria Luisa. Nessuno è comunque in pericolo di vita.
Maria Luisa Ramponi, invece, è la paziente più grave dei tre: rimane intubata e i medici proseguono nel supporto farmacologico e respiratorio.
I feriti totali sono stati 27. Dall’arrivo delle forze dell’ordine, più di una trentina tra polizia e carabinieri, sono passati pochi minuti, circa due. Dopo l’esplosione sono arrivati sul posto anche i carabinieri in servizio dalla compagnia di Villafranca e del nucleo investigativo di Verona.
Franco Ramponi, inizialmente fuggito, è stato trovato dagli oltri cento militari arrivati sul posto. Era disteso su un prato vicino al podere.
Tra il 14 e il 15 ottobre sono arrivati altri cinque carabinieri al Pronto Soccorso dell’ospedale Magalini di Villafranca per esposizione ai fumi causati dall’esplosione. Altri due si sono rivolti allo stesso ospedale durante la mattinata del 15 e sono stati già dimessi. Resta ricoverato a Villafranca il carabiniere che ha riportato una frattura, le cui condizioni sono buone e verrà operato secondo programmazione.
Fontana in visita un carabiniere ferito a Negrar
Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha incontrato il carabiniere Domenico Martella, del quarto battaglione Carabinieri Veneto, ricoverato all'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona).
«Sono qui oggi - ha detto Fontana - per esprimere a nome mio e dello Stato la solidarietà al carabiniere ferito e con lui a tutta l'Arma. Il mio più sincero cordoglio va alle famiglie dei militari che hanno perso la vita in questa tragedia. E' capitato qualcosa di totalmente imprevedibile. Erano presenti squadre di professionisti preparati a tutto. Alcuni di loro erano stati in zone di guerra. Ma questa vicenda va al di là di qualsiasi ragionevolezza».
Martella, 25 anni, era giunto in codice rosso al Pronto Soccorso di Negrar. Le sue condizioni sono in ripresa, ma resta in osservazione per una sindrome da schiacciamento. Con Martella sono arrivati con codici minori altri tre carabinieri che sono stati tutti dimessi martedì.
A Padova il ricordo dei tre carabinieri deceduti
A Daprà, Bernardello e Piffari è stato dedicato un saluto alla caserma di via Rismondo.
Il comandante Viella, delle Aliquote di Primo Intervento del Comando di Padova, è intervenuto per ricordare le vittime dello scoppio: «Abbiamo vissuto insieme momenti belli e momenti difficili: erano fratelli, gente di esperienza. Hanno sempre offerto garanzie da un punto di vista umano e professionale. Erano dei modelli di carabinieri che sono di ispirazione per tutti i colleghi, per dedizione, spirito di servizio, spirito di Corpo, spirito di appartenenza».
I messaggi di cordoglio per la vicenda
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, in visita all’istituto professionale Engim di Treviso, ha dedicato un minuto di silenzio alle vittime dell’incidente.
Stefano Mazzanti, comandante del nucleo operativo di Treviso, ha espresso il proprio cordoglio per i carabinieri che hanno perso la vita: «Erano degli esperti e dei grandi professionisti, sempre pronti e disponibili a risolvere ogni soluzione» ricorda.
Il fumettista Milo Manara ha postato sui profili social il ritratto di un carabiniere in divisa, con sullo sfondo i tratti sfumati di una madre e di un figlio.
La cugina di Piffari, durante un’intervista al Giornale Radio Rai, ha definito il carabiniere «un pilastro. Indossava la divisa con onore, tutto quello che faceva lo faceva per gli altri».
Chi erano i tre militari uccisi
- Davide Bernardello aveva 36 anni. La fidanzata: «Per lui l’Arma era tutto»
Il più giovane tra le vittime dell’esplosione nel Veronese è Davide Bernardello. Nato a Camposampiero e cresciuto a San Giorgio delle Pertiche, si era trasferito a Vigodarzere. L’ingresso nell’Arma nel 2015, poi nel Nucleo Operativo Radiomobile di Padova e nel Primo Intervento

- Marco Piffari, «Persona speciale, sempre pronto ad aiutare tutti»
Abitava a Sant’Ambrogio di Trebaseleghe Marco Piffari, 56 anni, luogotenente e comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione Mobile di Mestre. E’ una tra le tre vittime della strage nel Veronese del 14 ottobre. Gli amici: «Aveva un cuore d’oro»

- Valerio Daprà, le missioni in Afghanistan, in Kosovo, la pensione vicinaC
Carabiniere di 56 anni, parte del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova e dell’Aliquota di Primo Intervento, è morto nella strage di Castel D’Azzano. La compagna: «Ha salutato me e il suo amato cagnolino Shon, gli ha detto “fai il bravo” ed è uscito. Io ero tranquilla»

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