Amadeus, l’uomo che non delega per la quinta volta all’Ariston

Festival di Sanremo, fu Pippo Baudo a dargli un consiglio fondamentale su come si porta avanti un incarico del genere: bisogna avere il controllo su tutto perché anche se sbagliano gli altri, la responsabilità cade su di te

Elisa Russo
03/02/2022 Sanremo. 72 ° Festival della Canzone Italiana, terza serata. Nella foto Amadeus con i mazzi di fiori
03/02/2022 Sanremo. 72 ° Festival della Canzone Italiana, terza serata. Nella foto Amadeus con i mazzi di fiori

«Sarà un Sanremo all’insegna delle canzoni in gara, più che mai». Questa la linea di Amadeus per il quinto Festival che lo vede conduttore e direttore artistico, probabilmente l’ultimo (consecutivo). «Altrimenti Fiorello mi chiude in una stanza e butta la chiave»: la battuta, l’autoironia, il tentativo di strappare sempre una risata è la sua cifra stilistica, non solo quando si presta da spalla comica al suo amico “Ciuri”.

Racconta Amadeus che, ben prima di essere chiamato a dirigere il Festival, fu Pippo Baudo a dargli un consiglio fondamentale su come si porta avanti un incarico del genere: bisogna avere il controllo su tutto, non delegare nulla perché pure se sbagliano gli altri, la responsabilità cade su di te. Questa visione accentratrice Amadeus l’ha fatta sua, a partire dalla scelta degli artisti. I brani proposti li ascolta ossessivamente. In macchina, senza mai abbassare i finestrini che non si sa mai. A casa con i suoi consiglieri, la moglie Giovanna Civitillo e il figlio quindicenne Josè, sempre in prima fila al Teatro Ariston.

«Funziona la canzone che hai subito voglia di risentire. Ascoltare musica – afferma – è la cosa più bella della vita». Ci sono cantanti di cui si innamora, le cui hit poi risuonano durante tutto l’anno nelle altre trasmissioni che conduce. Dove li ospita, li intervista, li adula e si vede quanto li senta “roba sua”. Ad esempio, “Due vite” è diventata un suo inno e Marco Mengoni nella prima serata tornerà non solo a cantarla da ex vincitore ma sarà anche co-conduttore.

Che siano “Affari tuoi”, “Soliti ignoti”, “Lotteria Italia”, il countdown del Capodanno Rai o il Festival della canzone italiana (che gli garantiscono di entrare nelle case degli italiani una sera sì e l’altra pure) un ingrediente non deve mai mancare: la suspense.

Occhi sbarrati, silenzio, pausa. Lo scopriremo dopo la pubblicità. Perfino l’annuncio degli ammessi in gara è diventato un rito tachicardico. Domenica 3 dicembre a ora di pranzo, al Tg1 Amadeus si è presentato in smoking, con i nomi scritti a penna su un quadernone. I concorrenti stessi scoprono sadicamente in diretta se sono in gioco, in attimi d’ansia spesso video-documentati sui social degli interessati, esultanti se inclusi o afflitti in caso contrario (virale Michele Bravi, pietrificato sul divano dopo la declamazione dell’ultimo partecipante, che non è lui).

Nella sua gestione si è mosso tra tradizione (Morandi, Ranieri), grandi interpreti (Elisa, Giorgia, Oxa) e una strizzata d’occhio al trash (Elettra Lamborghini).

Ma c’è stata anche l’innovazione: il rap di Rancore, Rkomi, Lazza, Ghemon, la scena indipendente con La Rappresentante di Lista, Giovanni Truppi, Fulminacci, Coma_Cose, Colapesce e Dimartino. O Dargen D’Amico, geniale cantautorap: aveva trovato le porte chiuse in passato con la raffinata “Modigliani” e invece si sono spalancate con una proposta più caciarona, “Dove si balla”, entrata nel mondo dei tormentoni; nel frattempo è diventato pure giudice a X Factor e quest’anno rieccolo in gara. Qualche mossa coraggiosa, perché chi mai avrebbe scommesso su un Tananai? Ha difeso Madame, inguaiata con finti vaccini e green pass, perché credeva nella forza del pezzo. Ha voluto e sostenuto i Måneskin, che hanno vinto Sanremo nell’anno in cui hanno fatto incetta di premi internazionali e conquistato vette prima precluse al rock made in Italy.

Novità di questi anni è stato il fenomeno Fantasanremo (sorta di Fantacalcio che ha preso particolarmente piede), coinvolge il pubblico in maniera attiva e diverte anche gli artisti in gara, che piazzano nelle esibizioni riferimenti nascosti per far guadagnare punti (i “baudi”) a chi li ha in squadra.

Rimarrà nella memoria del quinquennio, assieme ai “Brividiii brividiii” di Mahmood e Blanco, il siparietto Morgan-Bugo che si auto-squalificano con l’ex Bluvertigo che cambia il testo per insultare il suo compagno in gara e il Bugatti che piglia e se ne va nel mezzo della canzone (“dov’è Bugo?” è subito meme). O Blanco che sfascia tutto e prende a calci le rose, replicando semplicemente il videoclip del suo singolo appena lanciato; Diodato che vince sfiorando per un pelo la pandemia e altro che far rumore.

Ma la prova più dura per Ama è la conduzione 2021, senza pubblico in sala e con l’angoscia dei tamponi. Gestita quella, si può superare tutto (anche la responsabilità di aver sdoganato in tv la Ferragni). E chi freme per i super-ospiti, sappia che «stavolta non ci saranno, perché i super-ospiti sono i concorrenti in gara». Parola di Amadeus, il supereroe. —

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