L’addio al militare morto dopo i vaccini: «Ha eseguito gli ordini, è stato tradito»
L’ultimo saluto al 37enne David Gomiero di Mestre, deceduto dopo 19 anni di malattia causati da un bombardamento di vaccini quando si era arruolato: «La giustizia non si trova quaggiù»

«Ti hanno spento la luce, la forza di vivere, ma nonostante tutto tu hai continuato a trascinarti avanti, come un vero guerriero. Hai lottato insieme ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli. E di bisogni ce n’erano tanti, urlati a chi di dovere, ma lasciati muti e inascoltati».
La prima voce sul pulpito, al funerale di David Gomiero, è quella della zia Daniela, e il suo ricordo è anche un’accusa. Dopo di lei le parole del fratello Danny invitano tutti a ricordare il 37enne scomparso una settimana prima «con il sorriso», «per la vita e la voglia che aveva, che metteva in tutte le sue cose, le sue passioni, dalla bicicletta alle moto, dalle macchine alle donne».
Poi però la navata della chiesa di Santa Barbara si riempie della voce di un’altra madre, di un’altra famiglia spezzata da identica tragedia, che di nuovo punta il dito: «Onore a David, che ora ha raggiunto chi come lui è partito volontario per servire la bandiera, che ha giurato e ha servito l’esercito, perché ci credeva, perché aveva fiducia. Che ha eseguito gli ordini, solo per essere poi tradito e abbandonato nel momento del bisogno. E confidiamo che lassù ci possa essere qualcuno che dia giustizia ai nostri ragazzi, perché invece quaggiù i colpevoli vengono assolti e le vittime condannate».
La bara bianca, davanti all’altare, mostra il volto di Gomiero com’era prima della malattia, di 19 anni vissuti lottando contro la neuropatia tossica che l’ha spezzato appena maggiorenne, quando si è arruolato nell’85esimo reggimento Verona di Montorio Veronese; era il 2006, vestire la mimetica era il sogno di quel ragazzo che, «quando usciva con le bretelle era bello come un fotomodello, come diceva sempre mamma», e come sabato ha ricordato il fratello.
David ha portato l’uniforme per appena due settimane, il tempo di fare le visite mediche, di partecipare a una corsa in montagna e, soprattutto, di vedersi iniettati anti-tifo, anti-meningococco, trivalente anti-morbillo, rosolia e parotite, anti-difterite, tetano e polio; tutti assieme, in un solo giorno, per il suo organismo sono stati troppo: finisce in sedia a rotelle, congedato d’autorità per diserzione aggravata e truffa.
L’accusa cadrà, 15 anni di battaglie riusciranno a far riconoscere per decreto che la sua condizione era dovuta proprio al servizio militare, ma di vederlo iscritto nel novero delle vittime del dovere non c’è stato verso. Il padre Andrea e la madre Silvana avevano chiesto che sabato, in chiesa, il figlio si vedesse tributati gli onori militari; tra le panche non si è vista neppure una mostrina.
C’erano invece i genitori di Francesco Finessi e Francesco Rinaldelli, morti come David per la “sindrome dei Balcani senza i Balcani”, nel 2002 e nel 2008, dopo le profilassi e un servizio tanto breve quanto è stato loro concesso dalla malattia. Le tre famiglie hanno lottato assieme in parlamento, chiedendo giustizia, e ieri dietro il carro funebre ricordavano con infinita rabbia quanto poco sia stato ottenuto: «Al funerale di mio figlio l’esercito ha mandato un cappello», alzava le spalle la madre di Rinaldelli.
La guerra dei Gomiero però non è finita: «Aspettiamo i risultati dell’autopsia», sospira Silvana Miotto, «Abbiamo paura che insabbino ancora tutto, ma ci dobbiamo provare». Il 28 ottobre, sempre a Santa Barbara, si svolgerà una messa in suffragio di David. Per gli esiti degli esami del medico legale, invece, servirà più tempo.
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