In piazza per i reporter uccisi a Gaza, letti i nomi

Iniziativa dell'Odg Lazio con politici e società civile

(di Michele Cassano) (ANSA) - ROMA, 09 SET - "Il diritto all'informazione non può essere cancellato". È lo slogan pensato per la manifestazione organizzata dall'Ordine dei giornalisti del Lazio a Piazza Santi Apostoli a Roma nella quale sono stati letti i nomi dei 289 reporter uccisi a Gaza. Il numero sale 294, compresi gli israeliani, se si considerano anche quelli uccisi in Libano. Al presidio è stato esposto un cartellone con i nomi delle vittime, oltre ad alcune foto macchiate di vernice color sangue. Gli organizzatori hanno fatto sapere che hanno aderito esponenti di tutti i partiti politici, escluso Fratelli d'Italia, i quali si sono alternati, insieme a rappresentanti della società civile, nella lettura dal palco. "Abbiamo voluto questa manifestazione, riprendendo una proposta di Articolo 21, non solo per ricordare le vittime, ma anche chi lavora lì in condizioni disagiate - ha detto il presidente dell'Odg Lazio, Guido D'Ubaldo -. Speriamo anche che ci sia la possibilità che una delegazione internazionale finalmente possa entrare nella Striscia, ricordando a tutti che il giornalismo non è terrorismo". "Venire a leggere questi nomi significa ridare vita a queste persone - ha sottolineato la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia -. La scritta 'press' sulla pettorina sembra quasi ormai essere un bersaglio e non una protezione. Questo è gravissimo, così come è gravissimo che i giornalisti internazionali non possano raccontare cosa sta accadendo". "Nell'orrore del genocidio ci sono tanti orrori e uno di questi è la strage voluta e pianificata dei giornalisti. Non sono incidenti, i giornalisti sono un obiettivo selezionato - ha detto il leader di Avs, Nicola Fratoianni -. Il governo criminale di Netanyahu non vuole orecchie e occhi che raccontino in modo indipendente quello che accade. Chiediamo al governo italiano che la finisca con l'ignavia, l'ipocrisia e con la complicità nel genocidio. Servono atti concreti, servono sanzioni, serve una reazione a livello di quella del governo spagnolo". "La pettorina 'press' non è più una protezione, ormai è diventato un bersaglio da colpire - ha affermato il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani -. Questo fa il paio con la censura imposta, che impedisce a noi giornalisti internazionali di entrare a Gaza quando c'è la guerra. E quindi questo diventa un impegno a continuare a chiedere che finalmente si aprano quelle porte. Ribadiamo questo appello, così come ribadiamo la richiesta della Federazione della Stampa alla Corte Penale Internazionale di aprire un'indagine sull'assassinio delle giornaliste e dei giornalisti". "Numerose sono le colleghe e i colleghi Rai oggi qui in piazza a testimonianza del sostegno che anche dal servizio pubblico viene a questa iniziativa - ha sottolineato il consigliere Rai, Roberto Natale -. Il servizio pubblico c'è, ma può e deve fare ancora di più, anche aprendo spazi nei palinsesti per dare agli ascoltatori il senso della straordinaria tragicità di quanto sta avvenendo, magari dando più voce ai palestinesi". Secondo l'ex parlamentare Pd Vincenzo Vita, "non è un generico attacco all'informazione, ma una criminale uccisione dei giornalisti, donne e uomini che cercano di raccontare quello che succede a Gaza. Quella scritta press fino a qualche anno fa era una garanzia di immunità". Presente anche il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. "Finalmente ci sono dei segnali della società civile, vista l'inerzia complessiva del governo, dell'Europa, del mondo di fronte a questa tragedia - ha detto -. Questa entrerà in tutti gli effetti in una delle più grandi tragedie della storia dell'umanità, soprattutto per l'indifferenza che è stata mostrata". Anche l'attrice Anna Foglietta ha voluto leggere i nomi. "Il nostro governo deve prendere una posizione - ha detto -, perché dal basso questa posizione è stata presa in modo inequivocabile. Bisogna che la prendano le istituzioni e anche tutti i cittadini che potrebbero e dovrebbero far sentire la loro voce per cambiare un po' la narrativa dominante". (ANSA).

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