Exarchopoulos, 'l'IA? Più inquietante la stupidità umana'

(dell'inviata Francesca Pierleoni) (ANSA) - LIDO DI VENEZIA, 06 SET - "Più dell'intelligenza artificiale mi preoccupano gli esseri umani con la loro stupidità e le loro divisioni, li trovo più pericolosi della tecnologia" Lo dice Adele Exharcopoulos, protagonista con Gilles Lellouche, Louis Garrel, Romain Duris, Valeria Bruni Tedeschi di Chien 51, il polar distopico di Cedric Jimenez che chiude fuori concorso l'82/a Mostra del Cinema di Venezia. La storia (tratta dal romanzo Cane 51, pubblicato in Italia da e/o) è ambientata in un futuro abbastanza prossimo nel quale Parigi è divisa in tre zone che separano le classi sociali e nessuno può sfuggire ad Alma, un'intelligenza artificiale predittiva che ha rivoluzionato le forze dell'ordine. Quando il creatore del sistema viene assassinato, Salia (Exharcopoulos), un agente di alto livello, e Zem (Lellouche), un poliziotto disilluso, devono collaborare per risolvere il caso, dietro il quale si nascondono oscuri segreti legati alla tecnologia che li usa come strumenti. "La cosa che ho amato di più non è la storia poliziesca, ma il rapporto dei protagonisti. Poi avevo un forte desiderio di un racconto di totale invenzione, perché i miei film precedenti erano ispirati a eventi reali, mentre questo tipo di storie offre una grande libertà: il futuro è per definizione la cosa più inventata, dato che non esiste" spiega Jimenez, autore fra gli altri di Bac Nord e November - I cinque giorni dopo il Bataclan. Nel preparare Chien 51 "abbiamo parlato con molti specialisti di intelligenza artificiale, che già viene usata nella polizia, non in modo così avanzato, ma esiste già. Comunque l'IA è solo uno degli elementi del film - aggiunge il regista - ma non è il soggetto principale che è invece la storia tra i personaggi di Adèle e Gilles". Rispetto alla possibilità che l'intelligenza artificiale venga sempre più usata anche per decidere su sospetti, innocenti e colpevoli, Lellouche osserva che "l'idea di giustizia è estremamente complessa, è un concetto che ha dentro l'empatia, il giudizio sulla violenza, quando ne siamo vittime e quando la rivolgiamo contro gli altri. C'è una cosa che mi è piaciuta molto del film di Cédric, questa storia rappresenta un'utopia nella distopia". Si mette in scena "una realtà che cerca di vedere l'umano, il granello di speranza in una specie di macchina che ci sta lentamente togliendo tutto. In realtà già siamo in un mondo artificiale, di reti informatiche che ci travolgono. Qui si cerca di trovare la grazia, trovare l'umanità, trovare il cuore anche in mezzo a cose che alla fine ci sopraffanno, in una specie di valanga di informazioni e di emozioni che non sono le nostre ma che dobbiamo accettare e con cui dobbiamo convivere, è terribile. Ho l'impressione che oggi siamo annegati in un magma che confonde giustizia, onestà, cuore, sentimenti". (ANSA).
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