Don Ciotti, Leone XIV si è immerso nelle viscere della vita

Questo pontificato è un dono di Bergoglio

(ANSA) - TRIESTE, 13 MAG - "Papa Leone XIV ha una grande preparazione: è laureato in matematica, in filosofia, in teologia, in diritto canonico. Sa le lingue, ma soprattutto è stato capace di immergersi veramente nelle viscere della vita, delle fragilità e delle speranze delle persone con un occhio particolare verso gli ultimi, i più poveri, i più fragili. Questo pontificato, ovvero la scelta di questo cardinale, è veramente un dono", un "grande regalo che ci ha fatto Papa Francesco, perché l'ha fatto cardinale pochi mesi fa, altrimenti non sarebbe diventato Papa". E' il commento di don Luigi Ciotti a papa Leone XIV, fatto a margine di una manifestazione antimafia con gli studenti. "Questo Papa - ha proseguito il presidente di Libera - arriva in questo momento di grande trasformazione della società, anche rispetto all'intelligenza artificiale ma non solo, dove è grande il bisogno di dignità nel lavoro, quello che porta alle persone la condizione di libertà". E sul nome, oltre a ricordare la Rerum Novarum di Leone XIII, don Ciotti ha segnalato che "il primo grande collaboratore di San Francesco fu Frate Leone: la scelta del nome ha questi significati, ma anche questa profondità e questo spirito". Papa Bergoglio andò a "scovare" Prevost "in Perù, dove per 38 anni è stato missionario agostiniano, poi è stato vescovo per sette o otto anni, poi è stato chiamato a Roma per prendere in mano la Congregazione dei vescovi, una congregazione molto attenta e molto delicata", ha ripercorso. E infine ha ripreso la frase di Leone XIV diventata già una via: 'Una pace disarmata e disarmante'. "Mi ricorda quello che diceva un grande santo del nostro Paese, don Tonino Bello, ovvero 'dobbiamo essere tutti malati di pace' e da questa patologia non dobbiamo mai guarire. Dobbiamo parlare di più di pace, che comincia nelle nostre relazioni, nei nostri rapporti. Anche incontrare i nostri ragazzi nel nome della pace. Perché la guerra non è solo quella dei grandi conflitti: sono 170 anni che in Italia parliamo di mafia, nonostante i grandi passi in avanti fatti. Abbiamo bisogno di pace, anche perché le mafie ci impoveriscono tutti". (ANSA).

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