Negli affreschi la storia della Basilica
Padova, al Santo torna a splendere il “Cristo che si congeda dalla madre”

Sono stati solo in parte svelati i misteri che avvolgono l’affresco rinvenuto nella Cappella della Madonna Mora, nella basilica del Santo. L’opera, intitolata “Cristo che si congeda dalla madre”, era stata ritrovata in un profondo stato di degrado ed è stata inaugurata ieri dopo un intervento di restauro promosso dalla Veneranda Arca di Sant’Antonio, grazie al sostegno del Lions Club di Camposampiero. «Un’occasione» ha detto Padre Oliviero Svanera, rettore della Basilica «per riscoprire la spiritualità mariana di Sant’Antonio e per riflettere, in questo particolare momento liturgico, sul significato del Natale».
Il più controverso dei misteri legati all’affresco è certamente quello della paternità. L’ipotesi che sia da attribuire a Giusto de’ Menabuoi, autore degli affreschi della adiacente cappella Belludi, sarebbe da escludere. Lo ha affermato Giovanna Baldissin Molli, presidente della Veneranda Arca e docente del dipartimento dei Beni culturali. L’intervento ha comunque risposto a importanti interrogativi. «Ora sappiamo che l’atteggiamento di Cristo che benedice la madre» ha detto Baldissin «non mostra le ferite dei chiodi ed è quindi da collocare prima della crocifissione, in un episodio di cui si parla nei vangeli apocrifi. Lo sfondo poteva far pensare alle porte di Gerusalemme e ha rivelato invece un’architettura padovana, forse il cosiddetto “traghetto” carrarese che univa piazza Capitaniato al castello». È stata quasi interamente recuperata anche una lunga scritta in gotico rinvenuta a lato di Gesù, dove si parla, in volgare, della Passione. È mistero anche sull’identità dei due anziani devoti, inginocchiati in basso, con ogni probabilità i committenti.
Gli indizi svelati dal restauro potranno fornire informazioni preziose anche sulla storia della basilica, di cui la cappella della Madonna Mora è il nucleo originario. Quella Santa Maria Mater Domini dove Sant’Antonio disse di voler andare a morire, definendola “la mia chiesetta”. È questo anche il significato del sostegno all’intervento di restauro da parte del Lions Club di Camposampiero, illustrato dal suo presidente Giuseppe Vecchiato. Intervento che si inquadra, come ha ricordato Emanuele Tessari, presidente capo della veneranda arca del Santo, in un più ampio progetto di restauro di tutte le immagini mariane presenti in Basilica, voluto dal compianto padre Enzo Poiana.
Madina Fabretto
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