Violenza sessuale sulla nipotina Condanna a 4 anni per il nonno
Violenze sulla nipote 12enne: quattro anni al nonno condannato per violenza sessuale. Il pm Giorgio Gava aveva chiesto al giudice per le udienze preliminari Alberto Scaramuzza una condanna a 2 anni del 77enne che ora vive nel Miranese. Una richiesta di condanna ritenuta, all’epoca, troppo tenue dagli avvocati di parte civile Barbara De Biasi e Giovanni Coli che oltre ad aver chiesto che all’imputato non vengano riconosciute le attenuanti generiche riservate a chi non ha precedenti penali e che il fatto non sia qualificato come di lieve entità, avevano presentato anche il conto dei risarcimenti: 70 mila euro per la ragazza, 30 mila euro per il padre (per lo choc degli abusi alla figlia per mano del nonno paterno) e 11 mila euro per la madre. Risarcimenti che saranno stabiliti in sede civile. Per ora il giudice ha stabilito una provigionale, da liquidare subito, di 20 mila euro alla bambina e 5 mila ciascuno ai genitori.
Era stata la mamma ad accorgersi un giorno che qualche cosa non andava nei comportamenti e nell’umore della figlia. Dopo averla incalzata di domande, la bambina le aveva infine raccontato delle attenzioni del nonno che avrebbe allungato le mani su di lei ogni volta che restavano soli. Carezze che non avevano nulla dell’affetto di un nonno verso la nipotina. Erano carezze morbose che per la legge equivalgono a violenza sessuale. Da L’avvocato Ernesto La Massa, difensore dell’imputato, in aula ha sempre sostenuto che si trattava di «affettuosità non morbose».
Il primo giudice ad occuparsi del caso, in precedenza, aveva respinto l’accordo raggiunto tra il pm Gava e il difensore La Massa per un patteggiamento della pena a 2 anni, ritenendo che i comportamenti contestati all’uomo non siano stati di lieve entità. E così il fascicolo è passato ad un altro gup, il dottor Alberto Scaramuzza, che ha processato il nonno con rito abbreviato, grazie al quale l’imputato ha ottenuto uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il legale dell’imputato ritiene inoltre che «sia stata lesa la Carta dei diritti fondamentali e della convenzione di New York, dal momento che il codice di procedura penale non prevede quanto invece stabilito in materia civilistica, ovvero di chiedere al minore se intenda o meno costituirsi parte civile». Un’obiezione di incostituzionalità che era stata già rigettata dal primo giudice, che aveva ribadito che sono i genitori ad avere la patria podestà e, quindi, a decidere per la costituzione o meno dei figli. Oltre alla condanna all’anziano sono stati imposti numerosi divieti. Ora si apre la questione carcere. Vista l’età e le sue condizioni fisiche, difficilmente per l’anziano si apriranno le porte della prigione. —
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