Violenza in casa e al lavoro La Cgil: «Stop alla paura»

Giornata di mobilitazione nazionale: i dati di 18 anni del Telefono Donna Piron: «Anche precarietà e bassi salari sono oggi una forma di sopraffazione»
Di Mitia Chiarin

«Ci sono le botte, la violenza fisica, ma anche nuove forme di violenza: salario al ribasso, lavoro che manca e che acuisce la povertà e la mancanza di indipendenza; scarsa tutela della maternità, molestie sul lavoro troppo spesso nascoste e non capite neanche dalle colleghe». Enrico Piron, segretario della Camera del Lavoro di Venezia, lancia l’allarme lavoro nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne. I dati mettono i brividi: 152 donne uccise in Italia nel 2014, 98 nel 2015. Si uccide soprattutto tra le mura di casa e il Nord vede un aumento di casi. Al centro antiviolenza del centro Donna del Comune di Venezia quest’anno sono state aiutate 250 donne. Ieri le sedi del Comune sono state colorate di arancione per la giornata di mobilitazione.

I dati di 18 anni di attività del Telefono Donna della Cgil di Venezia confermano che la violenza ha tante facce: oltre duemila telefonate, una media di 120-140 contatti l’anno e un 2015 sotto tono, con un centinaio di chiamate. «Ma temo che il calo sia solo legato alla paura di peggiorare la propria situazione già precaria: sappiamo di casi di donne costrette anche a firmare dimissioni in bianco che diventano effettive se restano incinte; di molestie e casi di stalking sul lavoro. Ma ci sono anche separazioni e divorzi che possono diventare problemi rilevanti se uno dei due partner perde il lavoro. È evidente che una donna con contratti precari, o salari bassi, è più ricattabile. Donne che spesso lavorano di più dei colleghi maschi, sono pagate di meno e se si oppongono rischiano anche il posto. I settori con maggiori problemi sono il manifatturiero e le nuove professioni, a partire dai call center», denuncia Piron. Il numero verde di Telefono Rosa che risponde al 800.200.288 fa parte della rete nazionale del numero antiviolenza 1522 (da inizio anno ha raccolto oltre 17 mila chiamate) e e opera con una trentina di donne volontarie che raccolgono storie, segnalazioni, semplici sfoghi anonimi e cercano di aiutare chi chiama a risolvere il problema. Per il mobbing esiste uno specifico sportello della Cgil metropolitana. Per le cause ci sono gli avvocati del sindacato e le volontarie aiutano anche a fare denuncia in Questura, se serve. L’invito è «a non aver paura di denunciare, a rivolgersi ai servizi per qualsiasi aiuto, anche solo per sfogarsi», spiega Katia Dal Gesso, responsabile del servizio. Di media, su cento telefonate il 20% riguarda casi di violenza, il 10% problemi di maternità e lavoro, il 5% molestie, l’8% disagio fisico, il 15% la ricerca di un lavoro. In un solo caso, finora, a chiamare è stato un uomo.

Dalle segnalazioni, in una provincia con gravi problemi occupazionali, è nato anche lo sportello InformaDonna di Chioggia che ha già aiutato 300 donne a cercare lavoro. A gennaio 2016 Telefono Donna festeggerà i primi 18 anni con Susanna Camusso a Mestre.

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