Vigilanza, battaglia sul bando del Porto

È come il gioco dell’oca: andata e ritorno al Tar, passando per una sentenza del Consiglio di Stato. E ora la battaglia sull’appalto per i servizi di vigilanza del Porto si sposta dai tribunali amministrativi alla Corte dei Conti, cui si rivolgerà con un esposto la Pss Vigilanza segnalando l’assegnazione dell’appalto alla Civis, nonostante sia il Tar che il Consiglio di Stato abbiano sancito l’errore commesso dall’Autorità portuale. Che, scrivono i giudici amministrativi di primo e secondo grado, avrebbe dovuto escludere la Civis fin dall’inizio.
È una storia che inizia nell’aprile 2015 quando il Porto bandisce la gara per i servizi di vigilanza e security nelle aree portuali di Venezia e Porto Marghera. Durata 36 mesi, valore 3 milioni e 750 mila euro. Ci provano tre raggruppamenti di imprese: Civis con Castellano, Cds, Rangers e Sicuritalia; Pss con Italpol; e anche Axitea con Serenissima e Securitas Metronotte. A vincere il bando è il raggruppamento guidato da Civis, con un punteggio molto alto: 93 a fronte dei 42 della Pss e dei 32 della Serenissima. Succede però che la Civis si sia scordata di presentare nella domanda la parte sugli oneri per la sicurezza. Una dimenticanza che, in base al disciplinare di gara - e in base a quanto sentenziano poi Tar e Consiglio di Stato - avrebbe dovuto portare all’esclusione della Civis.
I concorrenti della Pss se ne accorgono e nel settembre del 2015, chiedono al Porto di applicare la sanzione espulsiva. L’Autorità portuale invece, basandosi su un parare dell’Avvocatura di Stato, chiede alla Civis un’integrazione, e poi procedere ad affidarle (in via provvisoria) l’appalto. Scatta quindi la battaglia legale, con ricorso della Pss e ricorso incidentale di Civis e Porto. Il primo round finisce in pareggio perché il Tar, nella sentenza dell’agosto 2016, li accetta entrambi. Da un lato conferma che la Civis andava esclusa, dall’altra dice che anche la Pss, per alcuni errori nella documentazione e perché il suo titolare, Cristian Cretella, avrebbe omesso di indicare una condanna penale, del 10 febbraio del 2014, per mancato pagamento dell’Iva. Dal Tar al Consiglio di Stato che, nella sentenza del giugno scorso, conferma la linea del Tar sull’esclusione della Civis, ma riabilita la Pss anche perché - dice il Consiglio di Stato - è accertato che l’avvocato di Cretella non sapeva della condanna perché non gli era stato notificato tanto che contro il decreto è stato presentato atto di opposizione e nel febbraio del 2017 il tribunale di Padova ha assolto Cretella perché «il fatto non è previsto dalla legge come reato».
Il Porto prova anche la strada della revocazione della sentenza. Giudicata però inammissibile. Quindi: esclusa la Civis, il Porto dovrebbe ora affidare l’appalto alla Pss. Pochi giorni dopo la sentenza il segretario generale del Porto, Martino Conticelli, scrive alla società chiedendo la predisposizione dei requisiti per il successivo mandato. «Ora ci siamo», pensano alla Pss. E invece no perché il Porto, che ora deve estendere la vigilanza a Chioggia, nega l’appalto ritenendo l’offerta antieconomica e bollando la società come inidonea. La vigilanza, quindi, resta alla Civis, che aveva vinto il bando nel 2011 e che è in proroga dal 2015. Pss, poche settimane fa, è tornata al Tar, mentre nei prossimi giorni andrà alla Corte dei Conti.
«Ormai l’appalto scadrà tra pochi mesi», spiega Cretella, «ma noi chiederemo i danni al Porto e segnaleremo la vicenda alla Corte dei Conti perché il comportamento del Porto è stato censurato in due gradi di giudizio. Poche settimane fa Zaia ha lanciato un appello contro i ricorsi strumentali al Tar, ma questo dovrebbe riguardare anche gli enti pubblici. Il Consiglio di Stato ha condannato Civis e Porto al pagamento anche delle spese di lite, e noi nel frattempo abbiamo perso l’appalto».
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